In questi tempi di interessi zero e di forti incertezze verso il futuro, le famiglie italiane avvertono due esigenze: la prima, di mettere in salvo i propri risparmi; la seconda, di impiegarli in maniera fruttifera. Oramai, persino i BTp hanno “tradito” il popolo dei risparmiatori. Investendo in un bond del Tesoro a 10 anni si ottiene un rendimento intorno allo 0,70%, che nel caso di risalita dell’inflazione verrebbe più che divorato e intaccherebbe il valore del capitale. Per contro, se volessimo puntare su un titolo più redditizio dovremmo o allungare decisamente la durata dell’investimento o assumerci molti più rischi o entrambe le cose.
Davvero non esiste più la possibilità di percepire un rendimento almeno accettabile e senza esporsi a rischi concreti? Sembra di no. Sul mercato esiste qualche soluzione soddisfacente, almeno in questa fase. Una ce la offrono i Buoni fruttiferi postali. Ve ne sono di diverso tipo. Si tratta di titoli emessi dalla Cassa depositi e prestiti, un ente controllato dal Tesoro, cioè dallo stato italiano. Sono distribuiti tramite le filiali di Poste Italiane, tant’è che molti italiani credono che siano emessi proprio da queste. Risultano sicurissimi, in quanto garantiti dallo stato, per cui sono del tutto assimilabili ai BTp. E come questi, i loro interessi sono sottoposti a tassazione agevolata del 12,50%. I frutti di un qualsiasi altro investimento finanziario diverso dai titoli di stato vengono tassati al 26%.
Buoni fruttiferi postali 3 x 4, adesso convengono rispetto ai BTp?
Bfp a confronto con BTp
I Buoni dedicati ai minori offrono un tasso d’interesse progressivo sulla base della durata del possesso. Se per i primi tre anni, esso è di appena lo 0,50% lordo all’anno, già dall’ottavo anno triplica all’1,50% e al sedicesimo quintuplica al 2,50%. La durata massima dell’investimento è chiaramente di 18 anni. Infatti, il buono può essere acquistato sin dalla nascita dell’intestatario (figlio, nipote, etc.) e può essere mantenuto fino al suo compimento del 18-esimo anno.
Considerate che un BTp a 10 anni oggi offre lo 0,70% e uno a 18 anni l’1,15%, in entrambi i casi meno della metà di quanto offerto dal Buono dedicato ai minori per le rispettive scadenze. E c’è una grossa differenza: gli interessi corrisposti nel caso del Buono sono capitalizzati, cioè fruttano a loro volta interessi, anche perché non possono essere goduti fino a quando il Buono stesso non viene ritirato dal beneficiario o dal suo genitore su autorizzazione del giudice. E il BTp viene rimborsato solo alla scadenza, nel caso in cui lo si volesse riscuotere prima bisognerebbe venderlo sul mercato secondario, ma esponendosi ai prezzi vigenti. Pertanto, prima della scadenza si potrebbe incorrere nel rischio di ricevere un capitale inferiore a quello investito. Viceversa, il capitale dei Buoni fruttiferi postali viene sempre rimborsato per intero e gli interessi corrisposti fino alla precedente data di maturazione.
Facciamo un esempio. Immaginiamo che Tizio acquisti un Buono dedicato ai minori per 1.000 euro e a favore del figlio nato il giorno prima. Il nascituro sarà beneficiario per 18 anni, al termine dei quali potrà riscuotere il Buono per la cifra di 1.484 euro, somma dei 1.000 euro del capitale e degli interessi annui del 2,50% lordo (2,1875% netto) per il periodo considerato. Se Tizio investisse in un BTp di pari durata, si ritroverebbe alla scadenza un rendimento netto annuo dell’1%.
Buoni fruttiferi postali al 3% per minorenni, attenti al giudice