Il debito pubblico italiano corre dritto verso quota 3.000 miliardi di euro. Una manciata di miliardi e il terzo trilione di passività per lo stato sarà stato centrato e superato. Si tratta di una soglia psicologica, che nulla a che fare con eventuali scenari avversi sui mercati, anche se fa impressione. Il Pil nel frattempo quest’anno salirà in area 2.200 miliardi, restando molto indietro rispetto alle cambiali firmate dal Tesoro in favore dei creditori. Per fortuna ci stanno pensando gli investitori stranieri ad assorbire le copiose emissioni.
Boom di capitali dall’estero
Adesso, la loro quota è salita al 30,3% dell’intero stock, in deciso rialzo rispetto a poco più del 26% di un anno e mezzo prima, quando le esposizioni avevano toccato un minimo dall’inizio della fuga iniziata con l’aumento dei tassi di interesse. In quel periodo di 18 mesi gli investitori stranieri hanno acquistato oltre 135 miliardi netti di bond governativi e nel complesso hanno accresciuto la loro esposizione verso lo stato italiano di 163,2 miliardi. Se considerate che nello stesso arco di tempo il debito è salito di 165,4 miliardi, otterrete un dato sbalorditivo: hanno acquistato il 98,7% del nuovo debito.
Le famiglie non sono state da meno. Nel periodo considerato hanno acquistato quasi 133 miliardi netti di titoli di stato, mentre le esposizioni complessive sono aumentate di 127,3 miliardi. La loro quota è salita al 14,4% dello stock, mentre era dell’8,1% a fine 2021, quando iniziava la loro corsa verso i BTp con l’aumento dei tassi. I numeri dimostrano, comunque, che gli investitori stranieri si confermano indispensabili per assorbire le emissioni del Tesoro, specie in un periodo in cui la Banca Centrale Europea ha smesso di acquistare bond e si accinge definitivamente ad azzerare i reinvestimenti.
Possibile upgrade nel 2025 positivo per appeal del debito
Il sistema bancario-finanziario domestico, invece, ha ridotto le sue esposizioni nell’anno e mezzo preso in considerazione di quasi 66 miliardi a poco più di 977 miliardi. Alla fine del settembre scorso, incideva per il 33% tondo dello stock contro il 37,3% di 18 mesi prima. Negli ultimi mesi, però, sembra che stia stabilizzando la propria posizione, peraltro in vista di ulteriori apprezzamento dei titoli di stato con il taglio dei tassi. Probabile che risulterà acquirente netto d’ora in avanti, fiutando la possibilità di realizzare profitti in conto capitale, specie con le scadenze lunghe. Rimpiazzerà in questo modo il calo degli acquisti netti atteso tra le famiglie con i rendimenti in discesa.
Gli investitori stranieri avevano raggiunto il picco del 52% dello stock nel 2010, l’anno prima che esplodesse la crisi del debito. Dunque, per quanto in forte ripresa nell’ultimo periodo, i loro acquisti di titoli del debito restano ben inferiori al potenziale. Il fatto è che il rating dell’Italia è stato falcidiato dalle agenzie internazionali sin dal 2011. Era grosso modo agli stessi livelli della Francia di oggi, mentre adesso Moody’s assegna ai nostri bond un giudizio di appena un gradino più basso dell’area “junk” o “spazzatura”. E molti fondi d’investimento non possono permettersi per statuto di inserire in portafoglio titoli formalmente così rischiosi.
Investitori stranieri fanno switch da Oat a BTp
Se nel 2025 ci sarà almeno qualche upgrade, l’afflusso di capitali dall’estero a beneficio dei BTp s’intensificherà e restringerà ulteriormente lo spread tra BTp e Bund. Segnali positivi stanno arrivando dal Giappone, dove i fondi stanno vendendo bond francesi per indirizzare il loro denaro a favore degli italiani.