Ipotesi di riforma fiscale: Patrimoniale, meno Irpef e “No Tax Area Variabile”

Patrimoniale e Iva per diminuire le tasse sul lavoro. In questo modo si stimola la crescita.
4 anni fa
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Serve una nuova riforma fiscale e, in particolare, dell’Irpef.

Secondo quanto ha dichiarato Giacomo Ricotti di Bankitalia, l’imposta sul reddito delle persone fisiche presenta alcune criticità “dal punto di vista dell’efficienza e dell’equità della tassazione”.

Fra queste “l’andamento delle aliquote marginali effettive e la capacità redistributiva dell’imposta”.

Riforma dell’Irpef

Una riforma dell’Irpef “dovrà contenere le irregolarità nell’andamento delle aliquote marginali, anche per ridurre i disincentivi all’offerta di lavoro”. “Al contempo non potrà prescindere dal riordino degli istituti a essa collegati (come le addizionali locali) da realizzare in maniera organica e coordinata”.

L’Italia è tra i Paesi con la più alta incidenza del carico fiscale sul capitale e soprattutto sul lavoro.

La riduzione dell’impatto fiscale sul lavoro potrebbe essere finanziata attraverso un maggiore carico fiscale sui consumi e sulla ricchezza (che tradotto significa: aumento delle aliquote iva e introduzione di una nuova patrimoniale o l’aumento di quelle già esistenti).

Aumentare quest’ultime tipologie di imposte, secondo Bankitalia, è meno dannoso per la crescita del nostro Paese.

No Tax Area Variabile

Il direttore dell’agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini, nella sua audizione in commissione Finanze alla Camera, parla della possibilità di porre qualche modifica alla cosiddetta “no tax area”.

In particolare, Ruffini parla di un:

reddito minimo esente dalla tassazione e riconosciuto a tutte le famiglie. Variabile, però, in base alla composizione della stessa famiglia”. (…) “Al posto delle detrazioni per tipo di lavoro e componenti familiari e degli assegni familiari (nonché di altre misure per i figli, come il bonus natalità, il bonus asili nido, ecc.).

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