Una proposta di riforma delle pensioni sarebbe dovuta arrivare dal governo a febbraio, ma quando siamo nel mese di maggio un accordo con i sindacati appare lontano. All’inizio furono le tensioni sul Quirinale ad avere spostato in avanti la scadenza. Successivamente, è arrivata la guerra ad avere stravolto le priorità. La lotta contro il caro bollette è stato il pensiero principale di questi mesi per la politica italiana. Ciononostante, avanza un’ipotesi sulle altre: la cosiddetta pensione in due tempi. La proposta era arrivata già l’anno scorso dal presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, ed era parsa al contempo sia positiva per i conti pubblici, sia poco appetibile per l’ampia platea dei lavoratori.
Come funzionerebbe la pensione in due tempi
Per tutto quest’anno quota 100 sarà rimpiazzata da quota 102. Servono almeno 64 anni di età e 38 anni di contributi per andare in pensione anticipatamente ai 67 anni fissati per l’assegno di vecchiaia. Dall’anno prossimo, il ritorno alla legge Fornero sarebbe totale in assenza di misure alternative. Tuttavia, il premier Mario Draghi ha fissato un paletto: sì alla flessibilità, purché non pesi sui conti pubblici. E l’unico modo per ottenerla a queste condizioni sarebbe puntare sul metodo contributivo.
In cosa consisterebbe la pensione in due tempi? Al lavoratore sarebbe consentito percepire l’assegno già all’età di 63 o 64 anni, ma non tutto. Fino al raggiungimento dell’età pensionabile, ad oggi a 67 anni, prenderebbe solo la parte dell’assegno liquidata con il metodo contributivo. Successivamente, l’assegno diverrebbe pieno con l’erogazione anche della quota retributiva. Tuttavia, per limitare la platea potenziale dei beneficiari, ci sarebbero almeno un paio di requisiti da rispettare. In primis, servirebbero non meno di 20 anni di contributi versati. Secondariamente, l’importo liquidato dall’INPS con la quota contributiva deve risultare non inferiore a 1,20 volte l’assegno sociale.
Beneficio per pochi lavoratori?
Tenuto conto che l’assegno sociale per quest’anno sia di 468,11 euro, il beneficiario dovrebbe riscuotere con la pensione in due tempi un importo iniziale di almeno 561,73 euro. Si tratta di una cifra non bassa, considerando che chi vorrà accedere a questo assegno avrà verosimilmente alle spalle non troppi anni di calcolo con la quota contributiva. Il rischio consiste nel limitare eccessivamente la platea, di fatto spingendo la quasi totalità dei lavoratori verso la legge Fornero.
Ad oggi esiste già uno schema simile. Esso offre la possibilità di andare in pensione a 64 anni con il solo calcolo contributivo dell’assegno e purché l’importo risultante sia non inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale. Di fatto, uno strumento per pochi. Ricordiamo, infine, che anticipare il pensionamento comporta con la quota contributiva un calcolo dell’assegno meno favorevole, dati i minori coefficienti di trasformazione.