Iran emette bond per 1,4 miliardi di dollari

Le basse quotazioni del greggio costringono l’Iran ha raccogliere fondi attraverso l’emissione di obbligazioni internazionali
8 anni fa
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Anche l’Iran torna sul mercato dei bond. Le basse quotazioni del petrolio stanno mettendo alle corde il bilancio statale, al pari di altri grandi paesi del golfo persico esportatori di greggio (Arabia Saudita, Qatar, Oman) e il ricorso all’indebitamento internazionale è l’unica strada percorribile per compensare le perdite. In più – scrive MF – gli Stati Uniti hanno rimosso solo parzialmente l’embargo e continuano a tenere congelati i conti esteri iraniani, impedendo o rallentando la firma di accordi definitivi.

Restano in vigore, infatti, restrizioni finanziarie che non consentono alle controparti iraniane di fare transazioni con banche e società finanziarie statunitensi. Anche per questo Nioc ,la compagnia nazionale iraniana, ha deciso di riprovare a finanziarsi sul mercato. Sono proventi che si aggiungeranno agli incassi delle vendite di petrolio, visto che già da febbraio l’Iran ha ripreso a fornire anche l’Europa, con un afflusso giornaliero di circa 400 mila barili. Si tratta comunque di un quantitativo ancora lontano dai livelli pre-embargo, quando l’Iran esportava in Europa ben 800 mila barili al giorno.

 

Nioc emette obbligazioni per 1,4 miliardi di dollari

 

La nuova emissione, secondo fonti finanziarie, ammonta a circa 1,4 miliardi di dollari. Nel complesso per il 2016 Nioc è stata autorizzata a emettere strumenti finanziari per circa 70 trilioni di rial, equivalenti al cambio attuale a oltre 2 miliardi di euro, da collocare al Tse, il Teheran Stock Exchange. I proventi dovranno essere utilizzati, appunto, per «finanziare progetti oil & gas» nel Paese. I primi 380 milioni di euro sono stati destinati allo sviluppo del giacimento West Karoun, mentre la parte più consistente, circa 900 milioni di euro, andrà al giacimento giant a gas di South Pars. Siamo però ben lontani dall’ordine di grandezza stimato per gli investimenti necessari nei prossimi dieci anni a sviluppare i giacimenti iraniani. Le previsioni, infatti, li indicano in 176 miliardi per l’upstream, mentre altri 74 miliardi di dollari serviranno a realizzare le strutture per il trattamento, impianti e raffinerie.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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