L’ansia di chi sta facendo domanda per il reddito di cittadinanza non è solamente quella di rientrare nei requisiti di reddito richiesti. La grande maggioranza dei richiedenti si è rivolta al Caf piuttosto che alle Poste o al sito proprio per avere una garanzia di una prima verifica dei requisiti Isee (e quindi, statisticamente, maggiori possibilità di vedersi accettata la domanda per il sussidio). Ma cosa fare se proprio il Caf sbaglia il calcolo? Fuori dai centri di assistenza fiscale questo timore serpeggia.
Siamo andati fuori da alcuni Caf a raccogliere le testimonianze. C’è chi ha consegnato il modulo entro il 6 aprile per rientrare nella prima mandata di pagamenti del reddito di cittadinanza e ora attende, non senza ansia, l’esito della verifica Inps. C’è chi racconta di aver rischiato di perdere il diritto per una svista del Caf: in alcuni casi gli operatori avrebbero sbagliato i beni da considerare ai fini Isee o addirittura la soglia massima da non superare. Ricordiamo che l’assistenza fiscale presso i Caf per le domande di reddito di cittadinanza è gratuita per i contribuenti grazie all’intesa con il governo che finanzia questo servizio. Tuttavia qualcuno racconta di aver pagato una decina di euro a titolo di “donazione” e di essere quindi perplesso sull’affidabilità del centro.
Come si vede quindi dubbi e timori sono molti. E pensare che quella tramite i Caf dovrebbe essere per certi versi la via più agevole per chiedere e ottenere il reddito di cittadinanza. Figuriamoci lo stato d’ansia di coloro, “temerari”, che hanno scelto di fare domanda presso gli uffici postali o sul sito Inps di persona e che ora brancolano nel buio in attesa di conoscere il parere Inps.
E fin qui si tratta “solo” di ricevere il sussidio economico; la fase due, ovvero quella che prevede l’attuazione del piano lavoro, dovrebbe essere ancora più complicata soprattutto considerando che non è stato ancora pubblicato il bando per l’assunzione dei navigator.