C’è un aspetto dell’isopensione di cui non ci si occupa molto spesso e che invece, almeno stando al numero dei quesiti che ci arrivano via email, preoccupa molti lavoratori prossimi alla pensione e potenzialmente interessati a questo scivolo pensionistico nelle aziende di almeno 15 dipendenti e con problemi di esubero di personale. Prendiamo a titolo di esempio l’email di Massimo da Chieti: “il mio datore di lavoro ha proposto a me ed altri colleghi un accordo di esodo. Mi mancano 4 anni alla pensione e sarei disposto ben volentieri a smettere di lavorare prima ma, visto che l’azienda è in crisi, onestamente una cosa mi spaventa: se durante questa fase di transizione non mi venisse corrisposto l’assegno di esodo è prevista qualche tutela?”.
Isopensione ed esubero personale: costi e obblighi per il datore di lavoro
Abbiamo visto che l’isopensione prevede dei costi a carico del datore di lavoro non trascurabili. Per evitare il rischio di mancata corresponsione dell’assegno di esodo, la normativa prevede che sia prestata una fideiussione bancaria a garanzia dei pagamenti. Il datore di lavoro è liberato dall’obbligo di prestare la fideiussione solo nel caso, raro statisticamente, in cui accetti di effettuare il versamento della provvista in una soluzione unica. A tale riguardo, il datore di lavoro esodante si impegna a sostenere l’eventuale maggiore costo della prestazione che risulti in sede di liquidazione definitiva della stessa. Se quest’ultimo interrompe il regolare versamento dell’assegno, l’Inps potrà chiedere il pagamento delle rate al garante. Se l’insolvenza perdura per 180 giorni, l’Istituto di previdenza potrà escutere l’intera fidejussione e proseguire nella corresponsione del trattamento previsto. A completezza di analisi va detto che un rischio marginale resta: se infatti il garante non versa il corrispettivo della fideiussione, l’Inps non anticiperà la somma dovuta e quindi non erogherà la prestazione né accrediterà la contribuzione figurativa correlata.