Italia fuori dall’euro? Ecco come e cosa accadrebbe con il ritorno alla lira

Se l'Italia uscisse dall'euro, cosa accadrebbe? Simuliamo due scenari principali, fermo restando che sarebbe decisiva la gestione politica.
8 anni fa
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Lo spread a 200 punti ci ha fatto ricordare che la crisi del debito sovrano dell’Italia non è finita e che è stata solo anestetizzata dal “quantitative easing” della BCE, rimasta praticamente l’unica a comprare i nostri titoli di stato in grandi quantità, tenendone bassi i rendimenti. La bassa crescita economica, la risalita della disoccupazione, la crisi delle banche italiane e il malcontento crescente degli elettori tra un governo e l’altro stanno aumentando seriamente le probabilità che prima o poi l’Italia esca fuori dall’euro.

In altri articoli ci siamo occupati sul quando e sul se di un simile scenario, mentre in questa sede ci concentreremo sul come avverrebbe un simile evento shock.

Immaginiamo che in un venerdì sera, alla chiusura dei mercati e prima del fine settimana, il governo italiano, magari a cinque stelle, comunichi agli italiani la decisione di tornare alla lira. Potrebbe anche accadere che prima di tale atto, sia stata celebrata una consultazione popolare consultiva, come sulla Brexit nel Regno Unito otto mesi fa. (Leggi anche: Italia fuori dall’euro, decisivi i prossimi 12 mesi)

Con l’Italia fuori dall’euro sarebbe assalto alle banche

L’euro non potrebbe scomparire dalla sera alla mattina, non fosse altro perché serve tempo per stampare nuove banconote in lire e per consentire a tutti di entrarne in possesso. Già, ma a quale tasso di cambio? Sappiamo che dall’1 gennaio del 1999, esso fu fissato in 1.936,27 lire per un euro. Questo, però, sarebbe il cambio attuale, in vigore da oltre 18 anni, ma non quello a cui verrebbero scambiate le nuove lire contro gli euro, perché è lapalissiano che la moneta nazionale verrebbe valutata sul mercato molto di meno di quanto non sia implicitamente oggi, attraverso il cambio irreversibile di cui sopra.

Milioni di italiani si precipiterebbero in banca ad assaltare sportelli e ATM per cercare di spostare denaro all’estero prima che si svaluti o per prelevarlo in contante, ma verrebbero certamente introdotti controlli sui capitali da parte del governo, ovvero limiti giornalieri ai prelievi in contante, come nell’estate 2015 in Grecia.

(Leggi anche: Italia fuori dall’euro, mercati mai così pessimisti)

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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