Aumentano i prezzi e il costo dei debiti in euro
I prezzi di beni e servizi lieviterebbero nel giro di poco tempo, a causa dell’aumento dei costi delle importazioni. E il dato non riguarderebbero solamente i beni direttamente importati, ma la generalità dei consumi, perché i rialzi si manifesterebbero a cascata. L’Italia non possiede materie prime e deve acquistarle interamente dall’estero.
E i debiti privati e pubblici? Il loro importo nominale resterebbe in euro, per cui lieviterebbero in rapporto alla lira post-svalutazione.
Debito pubblico esploderebbe
Lo stesso dicasi per il debito pubblico, che contratto quasi tutto in euro, passerebbe in un attimo a quasi il 175% del pil per il solo effetto-cambio, perché è come se le esposizioni della nostra Pubblica Amministrazione fossero ormai in una valuta straniera rincarata di un tot% . Servirebbe anche qui una rinegoziazione. Banche e famiglie italiane, detentrici di quasi i due terzi del nostro debito pubblico, accuserebbero il colpo, con le prime in possesso di 400 miliardi tra BoT e BTp a transitare per una crisi dalla potenza quadratica rispetto a quella vissuta in questi anni.
Nel frattempo, l’aumento dei costi legati alle importazioni farebbe esplodere l’inflazione, mentre le esportazioni beneficerebbero certamente di un cambio più debole, ma a loro volta i beni venduti all’estero rincarerebbero per i maggiori costi di produzione, dato che le materie prime e i semi-lavorati importati costerebbero di più. Al netto, non sarebbe nemmeno detto che la bilancia commerciale italiana registri un beneficio.