Verso tassi più alti e una stretta del credito
Le banche smetterebbero certamente di erogare credito, a causa delle immense perdite accusate con la rinegoziazione dei prestiti verso famiglie, imprese e Pubblica Amministrazione, per cui anche i consumi privati rischierebbero di crollare. E di capitali dall’estero non ne arriverebbero, almeno non fino a quando non venga adombrato un floor della lira.
La Banca d’Italia tornerebbe a stampare moneta, ma dovendo tenere a bada l’inflazione e arrestare i deflussi di capitali, sarebbe costretta ad alzare fortemente i tassi, colpendo ancora di più i consumi e gli investimenti privati, rendendo necessaria anche una politica di austerità fiscale (quella che vorremmo eliminare con il ritorno alla lira!), che sarebbe molto più dura di quanto oggi possiamo immaginare, considerando che la fiducia riscossa dal nostro debito sovrano all’estero sarebbe praticamente azzerata con un addio all’euro e le conseguenti rinegoziazioni obbligate.
L’alternativa della doppia moneta
Certo, esiste anche la possibilità di una reintroduzione più ordinata della lira, che minimizzi il danno. Ad esempio, una delle ipotesi in circolazione sul piano teorico sarebbe quella della doppia moneta. La Banca d’Italia inizierebbe a stampare lire e le immetterebbe in circolazione, ma famiglie e imprese avrebbero non l’obbligo, bensì la facoltà, di utilizzare la moneta nazionale o l’euro e chiaramente la scelta dell’una o dell’altra opzione avverrebbe sulla base della convenienza.
L’introduzione della lira sarebbe progressiva, nell’arco magari di un triennio, e il tasso di cambio si formerebbe man mano e a causa della scarsa offerta iniziale, potrebbe anche accadere che non registri una caduta così drastica, come altrimenti siamo portati a credere. Salari, stipendi e pensioni potrebbero continuare ad essere pagati in euro, mentre le aziende esportatrici potrebbero tornare a vendere i loro prodotti nella più debole lira.