Cosa può succedere in Italia dopo l’incontro della premier Meloni con i vertici Big Tech a New York

La premier Giorgia Meloni ha incontrato i vertici della Big Tech a New York. Un'occasione non soltanto per scambiare idee sull'IA.
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Meloni e Big Tech
Meloni e Big Tech © Licenza Creative Commons

Questa settimana è iniziata con la premier Giorgia Meloni in visita a New York, dove ha partecipato all’assemblea delle Nazioni Unite e nel frattempo ha potuto incontrare i vertici della Big Tech Usa. Per l’occasione le è stato conferito il Global Citizen Award 2024 da parte dell’Atlantic Council, il think-tank statunitense che diffonde i valori della leadership americana nel mondo. A consegnarglielo è stato Elon Musk, fondatore di Tesla e proprietario di X, tra le persone più ricche e influenti al mondo.

I due hanno un solido rapporto personale da tempo, tant’è che l’eccentrico imprenditore ha scherzato smentendo che vi sia un “flirt” con la nostra premier.

Big Tech e Meloni a confronto su IA

Oltre a Musk, Meloni ha incontrato personaggi di peso come Sundar Pichai di Google, Greg Brown di Motorola e Sam Altman di OpenAI. Di cosa hanno discusso? Formalmente, delle opportunità offerte dall’Intelligenza Artificiale, così come anche dei rischi ad essa connessa. La posizione del governo italiano sul tema è chiara: sì all’IA, purché non pregiudichi le libertà personali e non rimpiazzi l’uomo nelle attività economiche. Facile a parole, dato che nei fatti la sostituzione dei dipendenti in carne e ossa è proprio uno dei principali vantaggi e svantaggi che l’IA nel breve offre alle aziende di ogni comparto e in tutto il pianeta.

Possibili investimenti in Italia

E’ evidente che si sia parlato anche di altro, cioè di investimenti in Italia. E’ trapelato, anche se di conferme ufficiali non ve ne sono, che Google vorrebbe puntare su Catania, dove già esiste un distretto della microelettronica ben presidiato dall’St. Non sarebbe un fatto immediato, anche se la prospettiva appare incoraggiante. Finalmente, l’Italia tornerebbe ad attirare capitali dall’estero per la creazione di posti di lavoro, nello specifico altamente qualificati. Pare che Microsoft si concentrerebbe, invece, nel Nord Italia con un investimento di 4 miliardi di euro per infrastrutture legate all’Intelligenza Artificiale per cloud computing.

Inizierebbe dalla Lombardia, dove già è presente.

I rapporti tra Meloni e Big Tech sono molto buoni. Era per molti impensabile fino a prima che diventasse premier. La destra italiana sembrava tagliata fuori dai rapporti che contano nel mondo del business. Tra realismo politico da un lato e interesse della Silicon Valley a farsi alleata di una nazione grande come l’Italia, le cose si sono evolute in fretta. Certo, il paradosso ad oggi sta nel fatto che proprio Musk non abbia annunciato alcun piano concreto per investire nel nostro Paese. Avrebbe piani per la sua Tesla in Polonia, mentre per il momento non va verso le lodi social al Bel Paese.

Non solo rapporti personali, servono riforme

I rapporti personali in politica e negli affari contano. I soldi si muovono sulla base della fiducia e questa si basa spesso sull’empatia che può scattare tra due o più persone. Meloni ispira fiducia tra i colossi della Big Tech ed è un’ottima notizia per il sistema Italia. Come lo era quando al governo c’era Mario Draghi, che anche stilando la lista della spesa ispirava autorevolezza all’estero. A Roma siamo poco abituati a supportare il governo di turno, anche se avverso alle nostre idee, quando tratta con interlocutori del mondo delle imprese, della finanza e investitori stranieri. Abbiamo un’innata propensione ad andare addosso al premier o ministro che non ci piace, a tifare per il tanto peggio e tanto meglio. Una vocazione all’autodistruzione che ci ha relegato molto spesso ai margini degli eventi e dei processi decisionali.

Dobbiamo tutti sperare che Meloni riesca a portare a casa investimenti per favorire l’occupazione e la crescita.

Musk non è soltanto un ricco che si diverte a postare frasi anche stravaganti sul suo social. Egli vuol dire anche auto elettriche e ricerca spaziale. SpaceX è forse il business più interessante del magnate e qui l’Italia può ritagliarsi un ruolo da protagonista grazie a conoscenze approfondite in decenni di studi sul campo. Ma le pacche sulle spalle e le lodi sperticate non bastano. I capitali si attirano creando le condizioni macroeconomiche per rendere l’Italia competitiva e attraente. Tornano in ballo le famose riforme, di cui sempre si parla e nessuno capisce fino in fondo a cosa ci si riferisce.

Meloni può sfruttare posizione in UE

Meloni dovrebbe riunire i vertici della Big Tech americana a Palazzo Chigi e chiedere loro di cosa necessitano per operare nel nostro Paese. Si sentirà rispondere che vogliono infrastrutture efficienti, una burocrazia snella e veloce, una tassazione non soffocante e una scuola che sia da sostegno all’impresa con la formazione di eccellenze. Deve agire su questi aspetti per non doversi affidare solamente alla simpatia che suscita in questo o quel CEO.

Ma a New York hanno parlato verosimilmente d’altro. La Big Tech si trova in rotta di collisione con l’Unione Europea, che sta cercando di colmare il gap con gli Stati Uniti in tema di innovazione a colpi di sanzioni e restrizioni al business dei colossi a stelle e strisce. Si pensi alle minacce nei confronti di X e Google, accusati entrambi di favorire la diffusione di “fake news” e “hate speech”. Il motore di ricerca è nel mirino anche per i tentativi di monopolizzazione del mercato. Alla premier italiana avranno chiesto di mediare per avere una Commissione meno ostile. E da leader della terza economia dell’area, la sua parola può avere un peso sulla posizione di Bruxelles.

Big Tech ora chiede fatti

E’ chiaro che l’eventuale intercessione di Roma verrebbe adeguatamente remunerata. Su questo punta Meloni, consapevole in cuor suo che sia più facile cercare di far leva su Ursula von der Leyen, piuttosto che varare riforme strutturali anche a costo zero.

La Big Tech è molto pragmatica, come del resto qualsiasi altro business. Sarà il caso che al prossimo incontro la premier si presenti con in mano qualcosa di concreto da barattare, se vorrà continuare a ricevere attenzioni e investimenti reali.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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