I ragazzi italiani lasciano casa in media a 30,1 anni. Peggio fanno soltanto i coetanei di Slovacchia (30,9), Serbia (31,1), Croazia (31,8), Macedonia (31,8) e Montenegro (33,1). In prima linea, come ci si poteva immaginare, i Paesi del Nod: al primo posto la Svezia, dove un giovane si stacca dalla famiglia già a 17,8 anni, prima ancora dunque della maggiore età. Sul podio anche la Danimarca (terza), dove un ragazzo o una ragazza trovano la propria autonomia già a 21,1 anni. Tra Svezia e Danimarca si posiziona il Lussemburgo, dove è la normalità che i ragazzi lascino la loro casa per costruire un proprio futuro all’età di 20,1 anni.
Gli italiani nel gradino più basso
Nella classifica riportata dal Corriere della Sera mancano Islanda, Norvegia e Svizzera, che se fossero state presenti con ogni probabilità avrebbero spinto l’Italia ancora più in basso. Per trovare valori simili ai nostri dobbiamo guardare ai Paesi mediterranei come Spagna (29,5) e Grecia (28,9). Invece, tra i Paesi più industrializzati troviamo la Francia al sesto posto (23,6) e la Germania che segue subito dietro con un’età media pari a 23,7. In top 10 anche Olanda (23,7), Regno Unito (24,6) e Belgio (25,2).
Il peso del welfare e le opportunità del mercato del lavoro
Italiani mammoni? Non esattamente. La questione affettiva passa in secondo piano di fronte all’assenza delle politiche di welfare per i giovani e la mancanza di concrete opportunità dal mercato del lavoro, a differenza invece di quanto accade nel Nord Europa e, senza andare troppo lontano, in Francia e Germania. La difficoltà dell’inserimento nel mercato del lavoro spinge poi gli italiani a rinunciare non soltanto alla ricerca di un’occupazione ma anche a studiare. Non è un caso, dunque, che l’Italia abbia il dato dei Neet più alto rispetto agli altri Paesi: 2 milioni, un valore pari al 22% dei giovani tra i 15 e 29 anni.
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