Gli italiani hanno smesso di accumulare risparmi da depositare in banca. Lo spiega l’ultimo Rapporto mensile dell’Associazione bancaria italiana (ABI). Su base annua, nel mese di dicembre hanno ridotto la liquidità di 24,1 miliardi di euro a 1.835,4 miliardi. Tuttavia, rispetto al mese precedente risultano averla aumentata di 22,5 miliardi e ai massimi da agosto. Ma è un altro il dato che salta nell’occhio: dopo un decennio di segno meno, gli investimenti nelle obbligazioni bancarie sono rimasti invariati su base tendenziale e in crescita di 1,7 miliardi a 209 miliardi rispetto al mese precedente.
Minore liquidità sui conti e più investimenti
Un altro dato conferma il ritorno all’appetito per gli investimenti. Nel mese di novembre, l’ABI segnala che i titoli in custodia delle banche, sia in gestione che detenuti direttamente dalla clientela, ammontavano a 1.222,6 miliardi di euro. L’incremento annuale è stato di 142,6 miliardi. Di questa somma, il 23% apparteneva alle famiglie. Parliamo di qualcosa come più di 280 miliardi. Ed essa registra un incremento annuale del 40,8%, oltre 80 miliardi, circa il 57,5% dell’incremento complessivo.
Dunque, se da un lato le famiglie hanno ritirato un po’ di liquidità dai conti correnti e deposito, dall’altro hanno riportato in banca ancora più denaro per gli investimenti. E questo è un trend che alle banche stesse piace, perché della liquidità sui conti ad oggi non se ne fanno nulla, visto che ne posseggono in eccesso. Tant’è che continuano a remunerarla poco e niente. Invece, sugli investimenti possono applicare commissioni e spese di gestione, lucrandovi maggiormente.
Obbligazioni bancarie appetibili con alta inflazione
Che siano obbligazioni bancarie o altre forme d’investimento, gli italiani stanno prendendo coscienza del costo legato al mantenimento dei risparmi su conti infruttiferi, ora che l’inflazione è schizzata fin quasi al 12%.
Non tutte le obbligazioni bancarie sono accessibili al retail. Da anni, non lo sono quelle subordinate per via degli alti rischi a carico dell’investitore. Le obbligazioni senior o ordinarie, oltre a rendere certamente più di un conto deposito, riflettono ormai una robustezza patrimoniale degli emittenti ben maggiore di qualche anno fa. Lo segnala anche la forte stabilità dei crediti in sofferenza in valore assoluto e in rapporto agli impieghi. A novembre, addirittura, al netto delle svalutazioni sono scesi di 1,3 miliardi su base annua a 16,3 miliardi, segnando un calo del 7,4%.