Dalla quasi certezza all’incertezza. Non è più così sicuro se ci sarà l’IVA cancellata nel 2023 per pane, latte, pasta ed altri beni. Lo potremmo sapere solo a testo scritto della manovra.
Non ci resta che aspettare, o meglio dire “Non ci resta che piangere”, citando il grande Massimo Trosi.
Certo che sarebbe un notevole misura di auto per le famiglie. Questo aumento di prezzi a cui stiamo assistendo non risparmia nessun bene. Anzi colpisce anche quelli indispensabili per il vivere quotidiano.
Oggi pomeriggio, 21 novembre 2022, il governo dovrebbe riunirsi nel Consiglio dei Ministri per varare la manovra di bilancio del prossimo anno. E proprio nella manovra potrebbe trovare posto il taglio dell’IVA su questi beni.
L’IVA cancellata sui beni di prima necessità sarebbe un bel segnale. Bisognerà però trovare la copertura finanziaria. Per attuare questa misura servirebbe mezzo miliardo di euro. Il risparmio porterebbe nelle tasche degli italiani importi che presi singolarmente potrebbero sembrare irrilevanti ma che sommati agli altri diventerebbero importanti.
Ed è propria la copertura finanziaria che sta rendendo la decisione ancora oggetto di valutazione. Bisogna ben ponderare le cose.
IVA cancellata, una simulazione del risparmio sul pane
Anche se non ci sarà IVA cancellata per tali beni, ricordiamo comunque che per quelli di prima necessità è già prevista, per legge l’applicazione dell’aliquota ridotta del 4%, e non quella, dunque, del 10% o 22% (aliquota ordinaria).
Con un prezzo di 3,50 euro che mediamente oggi si paga per acquistare un Kg di pane, se ci sarà il taglio dell’IVA significa che il prezzo da pagare scenderebbe a 3,37 euro. Un risparmio al kg di soli 0,13 centesimi di euro. Che moltiplicati per 31 giorni (considerando una famiglia tipo che consuma un kg di pane al giorno) significherebbe un risparmio di circa 4 euro al mese (in un anno 48 euro).
Come già detto, visto così, l’IVA cancellata porterebbe un risparmio di pochissimo conto. Se però al pane si aggiunge anche il risparmio sul latte, sulla pasta, sui pannolini per i bambini e su altri prodotti allora il sollievo per le famiglie potrebbe diventare davvero consistente.
Insomma soldi in più che rimarrebbero nelle tasche degli italiani e che consentirebbero di utilizzarli per altre necessità, come pagare la bolletta della luce, mettere il gasolio all’auto, acquistare qualche sacco di pellet in più per riscaldarsi.
A pensarci bene anche il pellet ormai dovrebbe essere considerato un bene di prima necessità. Ma oggi per riscaldarsi con questo combustibile occorrono circa 13 euro al giorno (è questo il prezzo medio a cui attualmente è venduto un sacco da 15 kg a fronte di un costo medio di 6 euro dello scorso anno). Si parla di prezzi pellet e legna con rincari del +175%.