E anche la Juventus retrocede in Serie B. Nessuna paura per i tifosi bianconeri, perché stiamo parlando di borsa. L’Ftse Italia Index Series Technical Committee ha deciso che dalla seduta del prossimo 23 marzo, le azioni della società non faranno più parte del principale listino di Piazza Affari, venendo incluse nell’Ftse Mid Cap, l’indice che raccoglie le società a media capitalizzazione. E così, il titolo Juve esce dall’Ftse Mib, che ospita le principali 40 società quotate presso Borsa Italiana per capitalizzazione, dopo appena 15 mesi.
Per capire le ragioni di questa decisione, non proprio un fulmine a ciel sereno, bisogna guardare ai dati. Il titolo è sceso sotto gli 88 centesimi di euro nella seduta di ieri, perdendo in un anno più del 40% e portandosi a una capitalizzazione di 1,16 miliardi, circa 800 milioni in meno rispetto all’apice toccato nell’aprile scorso, al netto dell’aumento di capitale da 300 milioni varato a fine 2019. Meno di un anno fa, infatti, le azioni Juventus sfondarono quota 1,70 euro, a seguito delle aspettative ottimistiche del mercato sul cammino in Champions League, salvo crollare dopo la sconfitta casalinga contro l’Ajax ai quarti di finale.
Per contro, le azioni Mediolanum sono cresciute del 15% nell’ultimo anno, pur restando inferiori ai livelli di quando dovette sloggiare dall’Ftse Mib, capitalizzando attualmente oltre 5 miliardi. Cambierà qualcosa per la società controllata dalla famiglia Agnelli? Diciamo che far parte dell'”Olimpo” finanziario in borsa paga. Anzitutto, in termini di visibilità. Un titolo nel listino principale è più conosciuto sui mercati, la cui attenzione si concentra generalmente sulle azioni più famose. E gode anche del beneficio di scambi più sostenuti, essendo più “tradato”.
Quali rischi per i trader
Si pensi agli Etf, la cui gestione passiva punta semplicemente a replicare il risultato di un indice sottostante. Uscendo dall’Ftse Mib, le azioni Juventus vanno incontro al rischio di perdere appeal e anche liquidità negli scambi. E questo può provocare un problema tipico delle società a bassa capitalizzazione e/o con poche azioni quotate: spread alti. In pratica, chi vende deve aspettare un po’ prima di trovare un acquirente disposto a pagargli la cifra richiesta. In alternativa, dovrà accontentarsi di un importo inferiore. Lo stesso ragionamento, al contrario, vale per chi vende.
Probabile anche che con l’ingresso nell’Ftse Mid Cap, il titolo non venga più trattato dalle società di trading o una buona parte di esse. Pensate ai numerosi broker online, che consentono di operare in borsa tramite applicazioni dall’uso facile. Questi offrono perlopiù servizi relativi ai titoli dei principali listini, non quelli poco liquidi delle società a media o bassa capitalizzazione. Una perdita d’interesse e opportunità tra il grande pubblico, che potrebbe acuire nel breve le perdite di questa fase così complicata per il calcio di tutta Europa, causa Coronavirus.
Giocare partite a porte chiuse per un grande club come la Juventus significa perdere milioni di preziosi euro di incassi allo stadio, quando già il bilancio semestrale si è chiuso in profondo rosso. La borsa sta scontando un po’ queste criticità, così come l’assenza di risultati visibili in Champions League con l’arrivo di Cristiano Ronaldo. La prossima gara contro il Lione a Torino sarà decisiva per capire se l’obiettivo di approdare in finale sia alla portata, altrimenti il titolo continuerà a perdere smalto.
L’emergenza Coronavirus ferma il calcio e le squadre rischiano il collasso finanziario