Jong-Un scatenerà una guerra nucleare?
Nonostante l’economia arretrata, il regime impiega il 20% del pil per le spese militari, la percentuale più alta al mondo. Tempo fa, fece notizia tra i media occidentale il divieto imposto da Jong-Un di vendere e consumare snack, dopo che si era scoperto che molti lavoratori, pagati con le merendine in alcune aree del paese dove vige una timida apertura al capitalismo, le avrebbero rivendute per monetizzare almeno parte del loro lavoro, ma contravvenendo così alle leggi nazionali.
Negli anni Novanta, il padre aveva fatto di peggio: per stroncare qualsivoglia possibilità degli abitanti di scambiarsi beni e servizi sul mercato nero, dispose il ritiro della moneta in circolazione e l’emissione di un nuovo won. L’obiettivo fu quello di rendere inutilizzabile l’eventuale moneta in mano agli “speculatori”, i quali non potendola presentare in banca per scambiarla con quella di nuova emissione, di fatto dovettero rassegnarsi a perdere tutto. Furono gli anni di un milione di morti per carestia. Il sistema agricolo del paese è così arretrato e gli scambi con l’estero così minimi, che bastò allora una cattiva annata per il raccolto per disseminare la fame nei villaggi.
Davvero Jong-Un sarà in grado di scatenare una guerra nucleare? Il dittatore è in sé poco rassicurante, ma la Cina ha minacciato ieri di essere pronta persino a intervenire militarmente, nel caso Pyongyang travalicasse la “linea rossa”. Poche ore prima, Trump twittava di avere garantito a Pechino “un accordo commerciale molto più favorevole”, se questa lo aiuterà a sbarazzarsi delle stravaganze pericolose di Jong-Un. Dunque, la posta in gioco è troppo alta per consentire a un regime sanguinario, sadico e fuori controllo di minacciare gli equilibri geo-politici del pianeta. Le navi americane non si trovano lì per attaccare la Corea del Nord come prima opzione, ma per spronare il presidente cinese Xi Jinping di darsi una mossa e di fare quel che si deve per fermare l’alleato.