Il leader della Corea del Nord è apparso in TV dopo settimane di assenza all’inizio di giugno vistosamente dimagrito. Kim Jong Un teneva al polso un orologio svizzero da circa 10.000 euro, la cui cintura sembrava essere stata stretta. La stampa estera parla apertamente da anni di possibili, quanto mai provati, problemi di salute per il 37-enne dittatore, al potere da quasi 10 anni. Ma la novità di questi giorni è che per la prima volta a Pyongyang se ne discute persino alla TV di stato, dove la censura è attuata senza alcuna possibilità di far trapelare notizie scomode al regime.
E’ accaduto che nel corso di una trasmissione, in cui sono state intervistate 20 persone comuni per dire la loro su un concerto tenutosi per lodare proprio Kim Jong Un e il Partito dei Lavoratori, alcune di esse abbiano pianto per la perdita di peso del leader. Sembra che le lacrime siano scese giù naturalmente. Ad ogni modo, il solo fatto che si consenta alla TV di stato, l’unica esistente nella Corea del Nord, di affrontare un tema così delicato, sarebbe la spia della volontà dello stesso regime di far passare il messaggio che Kim Jong Un sia dimagrito e magari sia pure malato.
Perché mai il leader dovrebbe mostrarsi debole, rischiando di perdere presa sui potentissimi militari? Ragioni di pura propaganda. L’economia nordcoreana è implosa tra sanzioni internazionali e chiusura delle frontiere contro la pandemia. Gli scambi commerciali con la Cina si sono quasi azzerati e non esistono altri partner di rilievo per Pyongyang. Ciò sta portando alla carenza di generi alimentari nel paese e alla conseguente esplosione dei prezzi per i prodotti importati come lo zucchero, il tè o il cioccolato.
Kim Jong Un e la propaganda sul peso
Il quotidiano di opposizione NK Daily, attivo all’estero, ha riportato in queste settimane diverse notizie su presunte scene di miseria, specie all’infuori della capitale.
Kim Jong Un prima di questo giugno avrebbe pesato sui 140 kg, 50 in più da quando arrivò al potere alla fine del 2011. Fuma parecchio e non farebbe granché attività fisica. Ad ogni modo, questa propaganda legata al suo peso sarebbe il segnale che il regime tema il malessere popolare per le condizioni di vita assai precarie, particolarmente nelle campagne. Secondo le stime della Banca di Corea, il PIL nordcoreano sarebbe crollato del 15% dal 2016, attestandosi intorno ai 1.200 dollari pro-capite, tra i più bassi al mondo. Quest’anno, risalirebbe in misura impercettibile.
Il possibile successore di Kim Jong Un, nel caso gli accadesse qualcosa, oggi come oggi sarebbe la sorella Kim Yo Jong. Una figura inquietante per l’elevato tasso di estremismo dimostrato in questa fase. Nei giorni scorsi, ha rispedito al mittente l’apertura dell’amministrazione Biden al riallacciamento del dialogo con Pyongyang, spiegando che l’America si sbaglia. Probabile, tuttavia, che interpreti volutamente il ruolo del poliziotto cattivo del regime per lasciare al fratello l’immagine del dittatore ragionevole e legittimarsi agli occhi dei militari e del partito, dove la presenza di una donna ai vertici non è digerita affatto.