L’economia italiana è l’unica tra le grandi occidentali a non essere cresciuta affatto, in termini reali, dall’inizio del Millennio. I redditi delle famiglie sono sostanzialmente uguali a quelli di metà anni Novanta, quando l’indebitamento privato era, però, dimezzato. Segno di una stagnazione, che si è tradotta in un relativo impoverimento del nostro paese rispetto alla media UE. Il Centre for Economic Reform ha pubblicato dati eloquenti al riguardo, che dimostrano senza ombra di dubbio quanto l’Italia abbia compiuto passi indietro nell’ultimo quarto di secolo, specie dalla nascita dell’euro.
Lo studio analizza la convergenza-divergenza economica tra i membri della UE, arrivando a risultati sconfortanti per la nostra economia. L’Italia godeva di un pil pro-capite superiore alla media europea agli inizi degli anni Novanta, dietro solo alla Germania, con riferimento alle principali economie. Il declino si registrava a partire da allora, ma resta il fatto che all’appuntamento con l’euro, nel 1999, ci siamo presentati con un pil pro-capite di circa il 3% superiore alla media europea e a quello francese. Da lì in poi, il crollo. (Leggi anche: Economia italiana solo 21-esima nel 2050, condannati alla bassa crescita)
Distanze tra Italia e Polonia quasi azzerate
Oggi, il reddito di un italiano risulta mediamente più basso di quello europeo del 12%, mentre quello di un tedesco è più alto di quasi il 15%, registrando così la Germania lo stesso divario a suo favore rispetto alla media UE di quando avvenne la sua riunificazione. La Francia ci ha scavalcati nella classifica, pur restando al di sotto della media UE di circa il 2%. Peggio di noi, tra le principali economie, vi è la Spagna con un reddito pro-capite prossimo all’85% di quello medio europeo, in crescita da circa il 78% del 1991, anche se in calo dal 92% a cui era arrivato prima della crisi finanziaria ed economica del 2008.
Che l’Italia abbia un problema di impoverimento relativo lo spiegano altri due dati: sempre secondo il Cer, il nostro pil pro-capite a parità di potere d’acquisto (PPA) in rapporto a quello medio UE resterà stabile al 2021, anno in cui la divergenza con la Polonia è attesa davvero minima: 88% contro 77%. E pensare che nel 1999, ovvero poco più di un ventennio prima, i due paesi si attestavano ancora rispettivamente al 119% contro il 43%. In pratica, siamo passati dal godere di uno standard di vita tre volte migliore di quello polacco a quasi sfiorarne i livelli. E’ il caso di maggiore convergenza segnalato dallo studio, che pone in cattiva luce la dinamica della nostra economia negli ultimi decenni. P.S.: la Polonia non ha l’euro! (Leggi anche: Economia italiana, ripresa lontanissima)