Scesi già ai minimi degli ultimi 13 anni, i prezzi delle materie prime scivolano ancora oggi, dopo la diffusione dei dati sull’indice manifatturiero in Cina a luglio, sceso ai minimi degli ultimi 5 mesi a 50,1 punti dai 50,2 di giugno. Il dato è inferiore alle attese e segnala una crescita debolissima della manifattura cinese, aumentando i timori del mercato per un rallentamento del pil oltre le stime, cosa che avrebbe effetti negativi anche sul resto del pianeta, dato che la Cina è ormai la seconda economia mondiale dopo gli USA.
Cambio rublo dollaro ai minimi da febbraio
Il rublo risente direttamente del trend negativo del greggio e non aiutano di certo i commenti di Teheran, secondo cui l’accordo nucleare consentirà al paese di aumentare la produzione una settimana dopo la fine delle sanzioni internazionali. Il cambio con il dollaro cede l’1,45% a 62,64, mostrando la maggiore debolezza dalla metà del febbraio scorso e perdendo quasi il 15% su base mensile. La Russia deriva i 3 quarti delle esportazioni dal Brent, così come quasi la metà delle entrate statali. Oggi, un barile rende a Mosca 3.197 rubli, un anno fa 3.794, ossia quasi il 16% in più. A questo punto, il cambio potrebbe oscillare per settimane o mesi nel range 60-65, qualora le quotazioni del petrolio sostassero ai livelli attuali, in quanto sarebbe necessario un ulteriore indebolimento del rublo per compensare gli effetti dei minori prezzi energetici, espressi in dollari.