I contraccolpi sulle commodities
Pertanto, il raffreddamento delle aspettative sul pil della seconda economia del pianeta porta a riposizionarsi, mentre fa suonare l’allarme per le materie prime, oltre che per le economie emergenti in primis e quelle avanzate dopo. Poiché la Cina è uno dei principali consumatori di greggio al mondo, insieme agli USA, un suo minore tasso di crescita si tradurrebbe in minori importazioni, allontanando il riequilibrio sul mercato del Brent. Lo stesso dicasi per le altre commodities.
Si pensi che le fonderie cinesi producono la metà dell’acciaio di tutto il pianeta, ma registrano in questi mesi un
eccesso di offerta per un terzo dell’intero output, pari a circa 450 milioni di tonnellate in più. In sostanza, se la Cina rallenta e il resto del pianeta non compensa con un’accelerazione della sua crescita, ne consegue un’
economia globale meno dinamica e un possibile nuovo contraccolpo sul mercato delle materie prime. E non vogliamo nemmeno aprire il terribile capitolo dell’indebitamento (pubblico e privato), più che raddoppiato nel Dragone asiatico in appena un lustro, salendo complessivamente al 280% del pil. I primi default di alcune società nei mesi scorsi rappresentano solo piccoli scricchioli, ma che potrebbero dare vita a un inabissamento della montagna di debiti privati, elargiti negli anni passati con criteri non ortodossi e che oggi stentano ad essere ripagati.