Ci siamo, manca ormai poco alla tradizionale Pasqua, ma ogni anno c’è qualche novità che insapora la festa, e stavolta si tratta della Colomba di Carlo Cracco. Cosa ci riserva quest’anno il dolce firmato dallo chef stellato? La sua colomba artigianale ha fatto parlare per la qualità, la cura nella selezione degli ingredienti, ma soprattutto per il prezzo: ben 55 euro per un dolce da 1 kg. Un costo che ha suscitato reazioni contrastanti tra consumatori e appassionati del settore.
La colomba di Cracco si inserisce nel mercato delle cosiddette “colombe di lusso”, un segmento che ogni anno attira una clientela sempre più disposta a spendere cifre elevate per prodotti unici, realizzati con tecniche artigianali e ingredienti d’eccellenza.
Ma quanto impatta realmente sull’economia gastronomica italiana questo tipo di offerta pasquale?
Ingredienti selezionati e lavorazione artigianale: perché costa così tanto la Colomba
Il prezzo elevato della colomba firmata Cracco si giustifica innanzitutto con la qualità della materia prima. Farina biologica, uova fresche da allevamenti italiani, burro di centrifuga, scorze d’arancia candite a mano e vaniglia Bourbon del Madagascar sono solo alcuni degli ingredienti utilizzati. Il lievito madre viene rinfrescato quotidianamente e l’impasto è sottoposto a una lunga lievitazione naturale, per un totale di circa 48 ore di lavorazione. Il risultato è una colomba estremamente soffice, profumata e dalla consistenza leggera, destinata a chi cerca un’esperienza gustativa fuori dal comune.
Anche il packaging ha un peso non indifferente sul prezzo finale. La colomba di Cracco è venduta in un’elegante scatola di cartone rigido, con grafica minimal ed elegante, che sottolinea l’esclusività del prodotto.
La confezione, pensata anche come idea regalo, contribuisce a posizionare il dolce nella fascia alta del mercato, dove l’immagine ha un valore tanto quanto il contenuto.
Va detto che questa non è una novità nel panorama dell’alta pasticceria: già da alcuni anni, chef come Massari, Iginio, o brand come Peck e Cova propongono colombe e panettoni a prezzi superiori ai 40 euro al kg. Cracco, in questo contesto, si colloca come riferimento per chi associa il nome del brand a uno standard qualitativo indiscutibile.
Un mercato che cresce: quanto vale l’alta pasticceria pasquale in Italia
Il fenomeno delle colombe gourmet è in espansione. Secondo stime di Coldiretti, nel 2024 sono state vendute oltre 3 milioni di colombe artigianali, con un incremento del 10% rispetto all’anno precedente. Il giro d’affari generato da queste vendite si aggira attorno ai 120 milioni di euro, una cifra significativa per un segmento stagionale che dura poche settimane.
Nel 2025 ci si aspetta un ulteriore incremento, trainato dalla domanda di prodotti di nicchia e personalizzati. Il valore simbolico della colomba, unito al crescente interesse per il cibo di qualità, rende il settore particolarmente interessante per l’alta pasticceria, che riesce così a diversificare la propria offerta e ad attirare nuove fasce di clientela, comprese quelle più giovani e attente al food design.
L’effetto indotto sull’economia non è da sottovalutare: dalla filiera degli ingredienti alle piccole aziende che producono packaging di lusso, fino alla logistica, la richiesta di colombe artigianali coinvolge centinaia di imprese e artigiani in tutta Italia.
Anche l’e-commerce ha un ruolo chiave: piattaforme come Tannico, Eataly e lo stesso shop online di Cracco facilitano la distribuzione capillare dei prodotti di fascia alta, contribuendo ad allargare la platea e ad aumentare la marginalità.
Tradizione e branding: l’esempio Cracco e le sue implicazioni economiche
Oltre al dato puramente commerciale, il caso della colomba Cracco è interessante per le sue implicazioni sul piano del branding gastronomico. Sempre più chef italiani utilizzano le festività come momenti strategici per rafforzare il proprio marchio e generare nuovi flussi di entrata. Il dolce di Pasqua, come accade per il panettone a Natale, diventa un biglietto da visita del brand personale dello chef, una sorta di estensione della sua filosofia culinaria accessibile anche a chi non può permettersi una cena al ristorante stellato.
Il prezzo elevato, in questo caso, non è un deterrente ma un tratto distintivo. I prodotti limited edition o in tiratura ridotta, come la colomba di Cracco, si rivolgono a un pubblico che cerca l’esclusività e che è disposto a pagare un surplus per un oggetto del desiderio culinario. Questo modello funziona ed è replicabile: altri chef stanno già seguendo l’esempio, investendo in laboratori interni o collaborazioni con pasticcerie artigianali per creare linee personalizzate.
Dal punto di vista economico, la tendenza rappresenta una possibilità concreta di destagionalizzare l’attività dei ristoranti di alta gamma, mantenendo vivo il rapporto con la clientela anche al di fuori della sala. È un modo per valorizzare il made in Italy, promuovere l’artigianalità e differenziare l’offerta gastronomica nazionale anche sul piano internazionale. Insomma, altro che risparmio, però in certi casi la qualità si paga.
Riassumendo.
- La colomba di Pasqua 2025 di Carlo Cracco costa 55 euro e punta su ingredienti di alta qualità e lavorazione artigianale.
- Il segmento delle colombe gourmet vale circa 120 milioni di euro e coinvolge tutta la filiera dell’alta pasticceria italiana.
- Prodotti come questo rafforzano il brand degli chef e generano nuove opportunità economiche nel settore gastronomico.