La crisi dei ristoranti si combatte con la Dark Kitchen, il business del futuro da 35 miliardi

La pandemia da coronavirus ha cambiato le carte in tavola e accelerato il successo della dark kitchen, detta anche ghost kitchen o hidden kitchen. Che cos'è?
di
4 anni fa
1 minuto di lettura

Il coronavirus è stato una vera e propria batosta per i ristoranti, rimasti chiusi per molti mesi e con gli affari dimezzati. Secondo Confcommercio, come ha scrive anche Business Insider, sarebbero a rischio il 60% delle attività, non solo a causa del covid ma anche per valutazioni errate e piani sbagliati. A dare manforte a questa situazione già ingarbugliata, è arrivato anche lo smart working, che ha costretto milioni di persone a lavorare da casa e quindi i ristoranti hanno dovuto rivedere i piani.

 

Boom della dark kitchen

La conseguenza è stata la chiusura di molti ristoranti, anche noti, in grandi città come Milano capitale dei ristoranti di lusso e alla moda. La pandemia, insomma, ha cambiato le carte in tavola e accelerato il successo della dark kitchen, detta anche ghost kitchen o hidden kitchen. Si tratta di ristoranti virtuali che hanno solo una cucina e vanno avanti con le consegne a domicilio. Un pò come accaduto con gli e-commerce e la crescita degli acquisti online, anche per la ristorazione il modello della dark kitchen sta crescendo molto. Le persone amano farsi portare il cibo a casa e per i ristoratori è una sfida redditizia. Prima di tutto perché possono investire in locali meno pretenziosi e con canoni di affitto molto meno cari. Basta una cucina, anche in una zona qualunque della città, dove i ristoratori preparano i loro piatti che poi vengono consegnati a domicilio da Glovo, UberEats o altre piattaform.

Una sfida che vale oggi 35 miliardi

Secondo Alberto Mattiello, Head of innovation di Retail Hub: “Aprire un ristorante significava individuare la location giusta, scegliere il tipo di ambiente che si voleva creare, costruire un menù e definire un prezzo coerente. Nel mondo del dark cambia tutto perché la location è un’app, l’ambiente è la casa del cliente e il menù lo fanno i dati. Serve un’intesa tra ristoranti e piattaforme di delivery per sfruttare i dati Negli Stati Uniti le dark kitchen sono nate proprio così, studiando la richiesta del mercato e costruendo menù ad hoc sulla base delle informazioni raccolte tra gli utenti. Persino il prezzo è dinamico: per ottimizzare i costi di consegna si offrono sconti per chi acquista piatti dallo stesso ristorante dei propri vicini del quartiere, in modo da utilizzare un solo fattorino.

Il mercato dei pasti a domicilio è in netta crescita. Secondo Ubs, vale 35 miliardi di dollari con una crescita del 20% annua. Di questo passo entro il 2030 si arriverà al valore di 365 miliardi.

Leggi anche: Smart working e l’effetto disastroso per bar e ristoranti: cosa si rischia

[email protected]

Lascia un commento

Your email address will not be published.

corte
Articolo precedente

Riforma pensioni, Corte dei Conti: il sistema retributivo è insostenibile

Articolo seguente

Comunicazione PEC entro il 1° ottobre 2020: soggetti obbligati e sanzioni