Dal 2008 ad oggi, il pil della Grecia è crollato del 25% in termini reali, scendendo a meno dei 200 miliardi di euro attuali. La domanda interna è precipitata, ma anche le importazioni sono diminuite per effetto del minore reddito disponibile delle famiglie. Tuttavia, ciò non è bastato a portare in attivo la bilancia commerciale di Atene, il cui saldo resta in deficit. Ciò significa che la Grecia continua ad esportare meno di quanto importa dall’estero, nonostante il recupero di produttività, il taglio dei salari pubblici e la caduta di quelli del settore privato.
Ma perché? Nel 2008, prima che scoppiasse la potente crisi del debito sovrano, la Grecia registrava un deficit commerciale del 16,5% del pil. In sostanza, già 7 anni fa, quando pure le cose andavano bene per i greci, la loro economia esportava beni e servizi per una quarantina di miliardi in meno rispetto alle importazioni. Dopo il crollo dell’export nel 2009 (fenomeno comune alle altre economie dell’Eurozona), la ripresa c’è stata, ma meno vigorosa della dinamica delle importazioni. Uno dei fattori maggiormente critici è rappresentato certamente dal settore navale, che per la Grecia è sempre stato storicamente centrale nell’economia nazionale. Ebbene, le esportazioni di merci e servizi, per lo più via mare, valevano 19 miliardi nel 2008, mentre nel 2013 era sceso a 12 miliardi. E si pensi che parliamo di un settore sfuggito alla mannaia fiscale di questi anni dello stato greco, essendogli riservata dalla Costituzione l’esenzione dalle tasse. Per capire come mai non si sia registrata alcuna ripresa, basti dare una veloce lettura al grafico del
Baltic Dry Index (BDI), un indicatore che sintetizza i costi di trasporto delle merci via navi, sceso dai quasi 1.200 punti del 2008 ai 568 del 9 marzo, un tracollo che non si spiega con la semplice riduzione dei costi, dato che l’indice è tornato ai livelli del 1986, quando il prezzo del petrolio scese fino a oltre 5 volte in meno dei livelli attuali.
Il crollo del BDI riflette grosso modo la caduta del commercio mondiale di questi anni, quindi, anche dell’unico settore in cui la Grecia vantava un discreto successo, quello del trasporto navale, che potrebbe presto fare i conti anche con la volontà del
governo Tsipras di estendere la tassazione anche ad esso.