La crisi dell’acciaio non è finita, la Cina continua a fare dumping

La crisi dell'acciaio non si arresta. La Cina esporta sempre più nel mondo e fa crollare i prezzi della materia prima.
8 anni fa
1 minuto di lettura

E’ stato lanciato oggi un “profit warning” da parte del colosso siderurgico tedesco Thyssenkrupp, che stima per quest’anno utili minimi per 1,4 miliardi, giù dagli 1,6-1,9 miliardi previsti nei mesi scorsi. E, infatti, nel primo trimestre, la società con sede nel Land Essen ha riportato un Ebit del 20% più basso su base annua a 326 milioni di euro, anche se superiore alle stime degli analisti, che erano inferiori ai 300 milioni. Al contempo, però, l’utile netto è salito del 27% tendenziale a 61 milioni, ma i flussi di cassa sono risultati negativi per 365 milioni prima delle fusioni e delle acquisizioni, ovvero 12 volte i livelli dello stesso periodo del 2015.

I prezzi dell’acciaio sono crollati del 47% tra il settembre del 2014 e il dicembre del 2015. Nei primi 4 mesi dell’anno si è registrato, invece, un balzo di quasi il 50% a Shanghai, che in molti hanno guardato con speranza, ma che sembra tutt’altro che una ripresa solida del settore. I dati in arrivo dalla Cina non autorizzano all’ottimismo. Se lo scorso anno, il gigante asiatico ha esportato nel resto del pianeta 112 milioni di tonnellate, già nei primi 4 mesi dell’anno ne ha vendute all’estero 36,9 milioni, in crescita tendenziale del 9,4%.

Esportazioni cinesi sintomo di crisi acciaio

Ad aprile si è registrato un lieve rallentamento su base mensile, dato che le esportazioni cinesi sono scese a 9,08 milioni di tonnellate dei 9,98 di marzo. Gli analisti ritengono che nell’intero 2016 possano attestarsi a 100 milioni, un po’ meno di quelle dello scorso anno, ma una cosa appare certa, ovvero che la crisi del comparto non è salita. Perché mai, infatti, a fronte di un +50% dei prezzi, i produttori cinesi dovrebbero preferire esportare acciaio all’estero? La risposta appare quasi scontata, cioè il boom delle esportazioni rifletterebbe una domanda interna debole e attesa tale anche per i prossimi mesi. In altri termini, la Cina sta rivolvendo il suo problema di eccesso di capacità produttiva, inondando i mercati stranieri, anziché tagliare l’offerta, come avverrebbe in un libero mercato.

In effetti, ad aprile la domanda reale di acciaio in Cina, ovvero al netto delle esportazioni e delle variazioni delle scorte, è diminuita del 7% su base annua, mentre nei primi quattro mesi del 2016 si è avuto un calo medio del 5%.    

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Articolo precedente

Viacard: varie tipologie e funzionamento

Articolo seguente

Coppie di fatto: cosa cambia con la riforma delle unioni civili 2016 e il contratto di convivenza