Quotazioni petrolio vicine ai 30 dollari
Dall’inizio dell’anno a ieri, il mercato azionario globale ha già perso ben 2.500 miliardi di dollari di capitalizzazione. Forse in pochi si aspettavano una partenza così brusca del nuovo anno. Ma non è finita. Poche ore fa, la Banca Mondiale ha aggiornato le stime sull’economia globale, che quest’anno dovrebbe crescere del 2,9% e non del 3,3% previsto nel giugno scorso. Anche questo dato è piuttosto negativo per le borse e, in particolare, per le materie prime, tanto che le quotazioni del petrolio sono scese sotto i 33 dollari al barile.
In particolare, al momento il Wti americano arretra del 3,56% a 32,76 dollari e il Brent del 3,94% a 32,88 dollari, i livelli più bassi da oltre 11 anni a questa parte. A colpire il greggio è anche la diffusione dei dati sulle scorte accumulate dal super-serbatoio di Cushing, in Oklahoma, dalla capacità contenitiva di 73 milioni di barili. Per la nona settimana consecutiva, il sito registra una crescita a 63,9 milioni di barili, la serie positiva più lunga da 9 mesi. Nonostante le scorte siano stimate in calo di 5,1 milioni di barili negli USA, c’è l’impressione che gli eccessi di offerta tendano a rimanere stabili dentro e fuori l’America e le tensioni tra Iran e Arabia Saudita rafforzano questa convinzione. A questo punto, gli investitori iniziano realmente a chiedersi se stia tornando una nuova
crisi finanziaria globale, in stile 2008. Le esternazioni di Soros sono solo l’apice delle
preoccupazioni imperanti sui mercati. Il rallentamento dell’economia globale interviene, infatti, in uno scenario già debole, visto che solo l’economia americana cresce tra le grandi a ritmi sostenuti, mentre l’Eurozona rimane poco più che stagnante e la Cina potrebbe trascinare in calo ulteriormente i prezzi delle materie prime, con effetti devastanti sulle economie produttrici, che sono per lo più quelle emergenti.
Secondo la Banca Mondiale, queste dovrebbero crescere quest’anno del 4,8%, meno delle stime precedenti.