La Grosse Koalition si è messa d’accordo per elaborare la manovra di bilancio per il 2021, l’ultima dell’era Merkel. Il ministro delle Finanze, Olaf Scholz, l’ha presentata al Bundestag e ha confermato la sospensione anche per l’anno prossimo della regola costituzione del cosiddetto “Schuldenbremse”, quella che prevede di mettere un freno al debito pubblico, perseguendo il pareggio di bilancio o “Schwarze Null”. Dopo i 218 miliardi attesi per il 2020, il debito tedesco nel 2021 dovrebbe salire di altri 96,2 miliardi.
Il ricorso all’indebitamento è stato prospettato anche attraverso il bilancio pluriennale, pur in misura decrescente nel tempo. Resta il fatto che anche nel 2024 la Germania non chiuderebbe in perfetto equilibrio, puntando a un deficit di 5 miliardi. Ricordiamo che nel 2019 aveva registrato il suo sesto attivo di bilancio consecutivo e pari all’1,4% del pil, con il rapporto debito/pil sceso al 59,5%, sotto la soglia del 60% indicata dal Patto di stabilità come tendenzialmente massima per gli stati dell’euro. Per quest’anno, il debito dovrebbe salire a oltre il 75% e secondo il governo di Berlino raggiungerà il picco dell’80%, lo stesso toccato dopo la crisi del 2009, prima di tornare a scendere.
L’abbandono per ancora diversi anni dell’obiettivo del pareggio di bilancio costituisce un fatto di assoluto interesse per l’Italia. La Germania è l’economia più grande e influente dell’Eurozona e le sue posizioni fiscali influenzano decisamente le politiche nel resto dell’area. L’allentamento dei conti pubblici teutonico prelude a una politica monetaria altrettanto espansiva, così da evitare che la crescita del debito comporti un aumento dei costi di emissione a carico degli stati.
La Germania è sulla strada per azzerare gli interessi sul suo debito pubblico
Cosa cambia per l’Italia
L’Italia avrebbe dinnanzi a sé un periodo di flessibilità, che dovrebbe sfruttare non per galleggiare, bensì per rimettere la propria economia in carreggiata, prima che inevitabilmente dovrà tornare a tagliare il deficit sotto i parametri-chiave europei.
I dati presentati da Berlino non sono scolpiti sulla roccia, tuttavia. Tra pochi mesi inizia la più importante campagna elettorale per il voto federale nel settembre 2021. Angela Merkel non cerca il quinto mandato e non si sa ancora chi si candiderà al suo posto per la coalizione di centro-destra. Scholz correrà per la cancelleria per i socialdemocratici e segnala tutta l’intenzione di farlo con una proposta fiscale meno rigida di quella conservatrice. I sondaggi prospettano al momento una vittoria della CDU-CSU, ma senza la maggioranza assoluta dei seggi al Bundestag. Da qui, la necessità ancora una volta di trovare alleati. Saranno i soliti socialdemocratici, spunteranno i Verdi o basteranno i voti dei liberali dell’FDP?
L’una o l’altra opzione non saranno indifferenti per la politica fiscale. La riedizione della Grosse Koalition lascerebbe grosso modo invariata la linea sin qui tracciata, anche se molto dipenderebbe dalle sensibilità del nuovo cancelliere. L’alleanza con i Verdi porrebbe maggiore accento ai temi della sostenibilità ambientale e avrebbe implicazioni fiscali espansive. Viceversa, il ritorno all’alleanza con l’FDP determinerebbe uno spostamento a destra degli equilibri politici, con la conseguenza che il pareggio di bilancio verrebbe raggiunto più velocemente e con maggiore determinazione. E se a capo dei conservatori corresse il governatore bavarese Markus Soeder, esponente della linea più austera della coalizione, lo spazio per l’allentamento fiscale si restringerebbe ulteriormente.
Perché la Germania vuole che le banche italiane abbiano poco debito pubblico?