Siete pronti a ridurre i consumi di gas per aiutare i tedeschi? In fondo, si tratta esattamente di questo con l’accordo siglato tra i ministri dell’Energia dell’Unione Europea di martedì scorso. Per il periodo agosto 2022-marzo 2023, gli stati comunitari dovranno tagliare i consumi di gas del 15% “su base volontaria”. Tuttavia, in caso di emergenza il taglio può diventare obbligatorio. Spagna, Grecia, Francia, Polonia e Ungheria si erano opposte al piano come era stato presentato dalla Commissione europea, salvo emendarlo e alla fine approvarlo, ad eccezione di Budapest.
Taglio ai consumi di gas
Cosa prevede il piano? In caso di emergenza, cioè se la Russia decidesse di azzerare le forniture all’Europa, il Consiglio europeo (i governi) a maggioranza qualificata potrà decidere di imporre il taglio obbligatorio del 15%. Ci sono alcune eccezioni per le cosiddette “isole energetiche”, cioè Irlanda, Cipro, Malta e la penisola iberica composta da Spagna e Portogallo. In quanto sconnesse dal resto del continente sul piano delle condutture di gas, saranno esentate. Inoltre, non saranno presi in considerazione i consumi di società energivore come quelle siderurgiche. Infine, i paesi che hanno già livelli di stoccaggio elevati, potranno vedersi affievolito il taglio. Tra questi rientrano le stesse Germania e Italia. Per il nostro Paese la riduzione richiesta dei consumi di gas sarebbe nell’ordine del 7-8%.
Solidarietà a senso unico in Europa
Non è un caso che la più forte opposizione al piano energetico presentato da Bruxelles sia arrivata dal Sud Europa. Grecia e Spagna sono state tre le nazioni ad avere maggiormente subito l’assenza di solidarietà tedesca durante la crisi dei debiti sovrani. Semmai è alquanto eloquente come l’Italia di Mario Draghi sia stata l’unica realtà del Mediterraneo a non avere fatto sentire la sua voce al riguardo.
La Germania ottiene solidarietà sui consumi di gas senza alcuna contropartita. In pratica, la sua è stata una vittoria secca. Certo, c’è da vedere quando si passerà all’atto pratico cosa resterà sul serio dell’accordo. Le numerose eccezioni previste rischiano di svuotarlo di significato. Ma è un dato di fatto che i tedeschi abbiano chiesto e ottenuto senza concedere nulla in cambio. Solamente pochi giorni prima, la BCE aveva annunciato il varo del TPI, un piano anti-spread del tutto condizionato e discrezionale. Non servirà quasi a niente per aiutare il Sud Europa in caso di attacchi speculativi.
Germania europea a convenienza
I tedeschi sono maestri di europeismo quando c’è da incassare, mentre sono i principali fautori del “sovranismo” quando c’è da condividere qualche rischio o costo. Più che una Germania europea, abbiamo un’Europa germanizzata. L’aspetto più avvilente risiede nel constatare la passività e la remissività assolute di governi come quello italiano, che per commiserare qualche plauso a Berlino e Bruxelles rinunciano a propri a difendere l’interesse nazionale. Il taglio dei consumi di gas grida vendetta, perché sarebbe più che giusto nel momento in cui c’è da aiutarsi a vicenda in una fase di emergenza. Ma se io aiuto te e tu non aiuti me, non stiamo ragionando su un piano di amicizia paritario, bensì di subordinazione, fosse anche solo psicologica.
Lo stesso è accaduto con il via libera all’ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO. Il Sud Europa avrebbe dovuto eccepire che gli stati scandinavi siano i più egoisti quando si tratta di mettere a punto strumenti comuni contro crisi economica e finanziaria. Invece, sono stati zitti e buoni, lasciando che la Turchia di Erdogan recitasse il ruolo di guastafeste.