La propaganda governativa spinge per quota 102 per la riforma pensioni 2022. Ma più passa il tempo e più montano le critiche verso la proposta avanzata dal Consiglio dei Ministri.
La riforma pensioni con quota 102 prevede, al posto di quota 100 che scade a fine anno, il pensionamento dei lavoratori a 64 anni e 38 di contributi. Età che salirà a 65 o 66 anni con 38 o 39 anni di contributi a partire dal 2024.
Quota 102 e il ritorno alla Fornero nella riforma pensioni
In pratica si tratta di un lento e graduale ritorno alla Fornero.
La Lega è fortemente contraria e anche il M5S, dopo aver analizzato a fondo la proposta di riforma pensioni, non ci sta. Non mancano di farsi sentire nemmeno i sindacati. Domenico Proietti della Uil ha dichiarato:
“Quota 102 e’ una beffa. Unita, poi, all’annunciata quota 104 fra due anni diventa un vero e proprio sfottò per milioni di lavoratori italiani“.
La platea interessata da questa “geniale idea”, infatti, è di poche migliaia di persone che hanno già avuto la possibilità di andare in pensione con quota 100. Per la Uil, dopo quota 100, è necessario introdurre una flessibilità di accesso alla pensione diffusa intorno a 62 anni, utilizzando l’ottimo lavoro svolto dalla commissione istituzionale sui lavori gravosi.
Proposte inaccettabili per i sindacati
L’idea avanzata dal governo sulla riforma pensioni non piace nemmeno alla Cgil. Dice il segretario nazionale della CGIL Roberto Ghiselli:
“l’ipotesi di quota 102 o 104 sarebbe una vera e propria presa in giro, perché nessun lavoratore e nessuna lavoratrice potrebbe accedere di fatto sostanzialmente a quella misura“.
Di fatto, solo nel 2022 ci rientrerebbero poco meno di 50 mila lavoratori e poco di più nel 2023. Si tratta quindi di una riforma pensioni mascherata che riporterà lentamente verso le regole della Fornero.
E che il governo ci vada giù pesante è dimostrato anche dal fatto che intende eliminare Opzione Donna, contravvenendo alle intenzioni e promesse fatte per tutelare il lavoro femminile e i giovani.