Ieri, il premier Alexis Tsipras ha attaccato a testa bassa i creditori pubblici, sostenendo che il Fondo Monetario Internazionale avrebbe “una responsabilità criminale” per l’evoluzione dell’economia in Grecia, mentre ha denunciato la presunta volontà dei governi europei di “umiliare” il suo paese. Parole, frutto forse della disperazione per un accordo lontano a 24 ore dall’Eurogruppo di domani nel Lussemburgo, ma che potrebbero essere la spia dell’intenzione del governo di Atene di coprire con la propaganda i possibili contraccolpi derivanti dal fallimento del negoziato.
Crisi Grecia, le vere cause
Ma gli insulti contro la ex Troika, ora chiamata “Istituzioni”, non potranno nascondere le vere responsabilità di questa tremenda crisi economica, finanziaria, sociale e “umanitaria” della Grecia. L’FMI, la BCE e i governi europei con prestiti bilaterali e attraverso i fondi di salvataggio sovranazionali hanno finanziato Atene dal 2010 ad oggi per ben 313 miliardi di euro, dopo che per ammissione dell’allora neo-premier socialista George Papandreou, si scoprì che il precedente governo aveva truccato i conti pubblici (una pratica già utilizzata per entrare nell’euro) e che il deficit risultava essere al 15% del pil. Quando esplose il caso Grecia, nel maggio di 5 anni fa, Atene veniva da un decennio di forte ubriacatura della sua economia, che negli anni precedenti era arrivata a crescere anche del 6% all’anno.
Pensioni Grecia tra le più generose
Arrivarono i sacrifici, i duri tagli imposti dalla Troika, si penserà che la musica in Grecia sia radicalmente cambiata. E, invece, si scopre che ancora oggi i pensionati greci percepiscono un assegno mensile tra il 70% e l’80% dello stipendio degli ultimi anni di carriera lavorativa e pari mediamente a ben 959 euro contro i 766 euro di un tedesco, per fare un raffronto. E si pensi che i contributi versati dai lavoratori riescono a coprire appena meno della metà della spesa pensionistica, dovendo lo stato coprire la differenza per ben l’8% del pil (il 2% in Italia). In sostanza, i lavoratori greci pagano molto, ma molto di meno di quello che percepiranno un giorno come assegno previdenziale. APPROFONDISCI – Grecia, la sentenza sulle pensioni spegne l’ottimismo odierno sull’accordo I figli dei dipendenti pubblici godono del diritto di percepire la pensione del genitore deceduto, anche se hanno completato gli studi e si trovano in età adulta, se celibi. La misura è stata in questi giorni estesa anche ai maschi con sentenza del Consiglio di Stato di Atene, lo stesso che ha annullato i tagli degli anni scorsi e che ha perciò determinato un aggravio dei conti pubblici ellenici di 1-1,5 miliardi all’anno.
Riforme necessarie per crescere
Sarà anche antipatico e impopolare dirlo, ma le richieste dei creditori di tagliare la spesa per le pensioni (al 17,5% del pil, la più alta di tutta l’Europa) e di dare una frenata agli stipendi pubblici hanno più di un fondamento. Senza la liquidità da loro erogata, i greci avrebbero dovuto stringere di gran lunga di più la cinghia, perché lo stato si sarebbe dovuto rifinanziare sui mercati ai tassi stellari che gli investitori avrebbero richiesto, per cui la Grecia avrebbe dovuto tagliare pesantemente la spesa pubblica per ridurre il nuovo indebitamento. Paradossalmente, quindi, la Troika ha ridotto l’austerità necessaria per Atene, mentre è stata accusata sinora del contrario. Infine, le riforme: le liberalizzazioni, incluse del mercato del lavoro, le privatizzazioni e la sburocratizzazione rappresentano i tre pilastri su cui si reggerebbe la ripresa nel medio-lungo termine della Grecia, la cui economia è inefficiente e basata essenzialmente sui dipendenti pubblici. Le misure invocate dai creditori servirebbero ai greci per tornare a camminare con le loro gambe e per potere rimborsare i debiti negli anni. Piaccia o meno, gli aiuti che gli altri governi hanno erogato ad Atene vanno restituiti, perché si tratta di denaro dei contribuenti del resto dell’Eurozona.