Il ministro delle Finanze, Christos Staikouras, ha annunciato di avere avviato le procedure per il rimborso anticipato di altri 3,6 miliardi di euro di prestiti elargiti alla Grecia dal Fondo Monetario Internazionale (FMI). I pagamenti riguarderanno le scadenze relative al 2021 e al 2022. Con la decisione, salgono a 6,3 miliardi di euro i prestiti dell’istituto di Washington rimborsati prima del termine su un totale di 8 miliardi erogati, circa l’80%. Il ministro ha voluto precisare che l’operazione avverrà nel pieno rispetto dei termini legati al finanziamento, che contemplano la consultazione con i creditori.
In altre parole, così com’è avvenuto lo scorso anno, servirà l’ok dei partner dell’Eurozona, in qualità di principali creditori pubblici. La Germania ha preteso negli anni passati il coinvolgimento dell’FMI nei salvataggi internazionali a favore di Atene, in modo da poter confidare su un creditore apolitico e non suscettibile teoricamente di interferenze politiche con le sue valutazioni. L’FMI non ha partecipato al terzo e ultimo “bail-out” del 2015, considerando “non sostenibile” il debito pubblico ellenico.
Il rimborso anticipato è un segnale positivo per gli obbligazionisti. I prestiti dell’FMI sono stati erogati a tassi d’interesse nettamente superiori al costo sostenuto oggi dalla Grecia sulle nuove emissioni. Considerate che attualmente il bond più longevo è quello con scadenza nel lontano 2042 e offre un rendimento di appena l’1,10%. Lo stesso decennale rende poco più dello 0,60%. L’operazione consentirà, quindi, alle casse dello stato di risparmiare qualche centinaio di milioni di euro di interessi su base annua. A dire il vero, il rimborso anticipato non necessiterebbe neppure di emissioni di nuove obbligazioni per essere finanziato, dato che la Grecia dispone di liquidità per circa 35 miliardi, qualcosa come 20 punti percentuali di PIL.
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Al termine del terzo trimestre di quest’anno, i prestiti dell’FMI incidevano per appena l’1,45% dell’intero debito pubblico ellenico da 364,9 miliardi, cioè per 5,3 miliardi.
A queste condizioni di mercato, comunque, la Grecia può permettersi di sostituire gradualmente i prestiti dei creditori pubblici con emissioni a lunga scadenza, cioè capitali raccolti sui mercati. In un certo senso, ciò equivarrebbe ad allentare la dipendenza da Bruxelles. Chiaramente, tutto ciò viene reso possibile dalla discesa in campo della BCE a sostegno degli stimoli fiscali dei governi dell’area per combattere il Covid. Senza di essa, un emittente “junk” con un rapporto debito/PIL verso il 200% non potrebbe di certo permettersi rendimenti negativi fino ai 6 mesi e sotto l’1% fino ai 20 anni.
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