Il governo cinese sta facendo tutto il possibile per far scomparire i Bitcoin e le altre criptovalute dai propri sistemi finanziari e dalla propria economia. In molti si stanno chiedendo quale sia il reale motivo di questa scelta e perché proprio ora. Alcuni osservatori hanno parlato di 3 differenti teorie. Vediamo meglio di cosa si tratta.
La guerra cinese ai Bitcoin è una questione di ordine pubblico
In primo luogo, l’autoritario regime cinese ha da sempre voluto imprimere una spinta all’ordine pubblico.
Il più grande schema Ponzi in criptovaluta ad oggi conosciuto è stato il cosiddetto “Plus Token”, un progetto cinese che ha visto il furto di ben 5,7 miliardi di dollari.
La Cina vuole la sua criptovaluta
Un’altra teoria è che la Cina stia aprendo la pista per il proprio yuan digitale, una valuta della banca centrale, e quindi con valore legale.
Lo yuan digitale potrebbe, in teoria, consentire al governo un maggiore potere di monitorare la spesa in tempo reale.
In questo caso, secondo molti esperti, la teoria non reggerebbe. Lo yuan digitale e il Bitcoin sono due cose totalmente diverse e non possono essere considerati realmente come dei concorrenti diretti.
Arginare i deflussi di capitale
Infine, una delle teorie forse più realistiche è quella secondo la quale il governo cinese intende arginare i deflussi di capitale tramite criptovalute. Per la Cina la fuga dallo yuan verso le criptovalute sta diventando un grosso problema.
Ad ogni modo, la buona notizia, almeno per gli investitori / speculatori in Bitcoin è che esso è rimasto piuttosto piatto, il che suggerisce che il mercato ha già digerito queste restrizioni.
“Se l’obiettivo della Cina era quello di uccidere Bitcoin chiudendo il 50% della capacità mineraria e vietando il commercio, abbattendone così il valore per punire i possessori cinesi, non ha funzionato.
Il Bitcoin ha dimostrato la sua resilienza e le operazioni si sono appena spostate in altri paesi.
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