La guerra delle mascherine a 50 centesimi: prezzo troppo basso, Crai le ritira

La notizia del prezzo imposto a 50 cent per le mascherine chirurgiche sta causando molte polemiche.
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5 anni fa
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mascherine al lavoro

Da quando Conte ha parlato di mascherine chirurgiche a 50 centesimi per evitare speculazioni sui prezzi, si è scatenato il finimondo da parte di alcune aziende e non solo. Anche il Gruppo Crai ha deciso di ritirare la vendita di mascherine per il prezzo imposto troppo basso. 

Crai non vuole vendere mascherine a 50 cent

Crai, di cui fanno parte anche Pellicano, Caddy’s, IperSoap, Pilato, Proshop, Risparmio Casa, Saponi e Profumi, Shuki e Smoll ha annunciato tramite una nota di essere obbligati a ritirare dalla vendita le mascherine poiché il prezzo deciso dal governo è troppo basso.

Fino ad oggi infatti, le mascherine venivano vendute online, in farmacia e nei supermercati a prezzi decisamente più alti, considerando che in molte farmacie quelle chirurgiche neanche erano vendute proprio per il basso margine di guadagno. “Siamo  nell’impossibilità – ha scritto Crai in una nota- di vendere le mascherine ad un prezzo inferiore al loro costo di acquisto. Confidiamo che il governo voglia risolvere al più presto tale situazione in modo da consentirci di riprendere la vendita delle mascherine in questione”. Una scelta che potrebbe essere perseguita anche da altri gruppi della gdo che stanno vendendo le mascherine a prezzi sicuramente superiori rispetto ai 50 cent decisi da Arcuri. 

Le proteste delle aziende

Domenica sera, il commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri, aveva reso noto di aver stretto un accordo con cinque aziende che produrranno 660 milioni di mascherine al prezzo medio di 38 centesimi mentre il ministro dell’Economia ha fatto sapere che toglierà l’Iva dalle mascherine. Dovendo le mascherine diventare obbligatorie dal 4 maggio in molti luoghi chiusi, e per evitare speculazioni come era avvenuto da tempo sui prezzi di vendita molto alti, Conte aveva chiarito che avrebbe imposto un prezzo politico ma a quel punto sono giunte le proteste di farmacisti e aziende delle moda che avevano riconvertito la produzione in mascherine per mantenere i posti di lavoro e con il prezzo calmierato non possono coprire i costi di produzione.

Alla polemica delle aziende ha risposto il commissario con un lapidario «liberisti che emettono sentenze quotidiane da un divano con un cocktail in mano». Le farmacie nel frattempo avevano chiesto un rimborso mentre Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani aveva fatto sapere che “la soluzione migliore sia rivendere mascherine acquistate con fondi statali e vendute alla cifra indicata dal governo”.

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