Il governo non punta a una riforma radicale delle pensioni. Anzi, tende a modificare il meno possibile l’assetto attuale, incentrato sullo schema Fornero, con piccoli ritocchi. Come avvenuto nel 2021.
La preoccupazione per la crisi derivante dalla guerra in Ucraina dà all’esecutivo guidato dal premier Draghi la possibilità di raggiungere lo scopo. Il confronto coi sindacati continua a slittare col rischio che nulla fondamentalmente cambi.
Pensioni e Quota 102, verso la proroga nel 2023?
Così, potrebbe semplicemente accadere che la tanto attesa riforma si trasformi in alcuni interventi chirurgici all’attuale ordinamento pensionistico.
Del resto il prossimo anno ci sono anche le elezioni politiche e nessun partito ha intenzione di presentarsi con le mani sporche. Meglio lasciare tutto com’è – osservano da più parti – e rinviare la causa a tempi migliori.
Ape Sociale potrebbe essere ulteriormente allargata, come avvenuto lo scorso anno. Includendo magari anche gli insegnati delle scuole medi fra i lavoratori gravosi e quindi meritevoli di maggior tutela. Diverso, invece, il discorso per Opzione Donna.
Opzione Donna scade a fine anno
Opzione Donna potrebbe terminare a fine anno, come era già nelle intenzioni del governo nel 2021. Il pensionamento anticipato delle lavoratrici con 58-59 anni di età e 35 di contributi scade infatti il 31 dicembre.
In assenza di interventi sparirà dalla scena, anche se molti puntano al suo rinnovo, ma con requisiti diversi. Non più in pensione a 58 anni, bensì a 60 o anche più. Troppe sono state le polemiche suscitate da questa deroga alla riforma Fornero.
A partire dal fatto che la pensione è troppo penalizzante. Per finire col dire che risulta eccessivamente discriminante nei confronti degli uomini, costretti a lavorare almeno fino a 63 anni prima di poter accedere a qualche forma di anticipo pensionistico.
L’alternativa allo studio sarebbe quella di farla confluire in Ape Sociale innalzandone i requisiti anagrafici, ma abbassando quelli contributivi.