Sarà anche vero che le pensioni a gennaio e nel 2025 non aumenteranno di tanto. Sarà anche vero che per via del meccanismo della perequazione che recentemente è finito davanti ai giudici della Consulta, molti pensionati riceveranno una pensione aumentata si ma in modo inferiore a quello che ci si poteva aspettare. Ma si tratta pur sempre di aumenti e quindi parliamo di soldi in più sui ratei di pensione. Ma di quanti soldi si parla? Oggi vediamo nello specifico, in base a quello che si sa oggi, senza quindi l’ufficialità del tasso di inflazione, di quanto saliranno gli assegni sulle pensioni da 1.000 euro al mese, da 2.000 euro al mese e così via a salire fino a trattamenti da 6.000 euro.
Pensioni 2025, da gennaio gli aumenti, ma di quanto?
Partiamo come logica vuole dalla tabella che viene usata per adeguare le pensioni al tasso di inflazione ISTAT. Il tasso di inflazione che probabilmente sarà quello su cui si baseranno gli aumenti è dell’1,6%. Significa che le pensioni saliranno di poco, almeno se si paragona il tutto a quanto successo nel 2024 quando il tasso di inflazione adottato a gennaio è stato del 5,4% e quello che è successo nel 2023 quando il tasso di inflazione usato era del 7,3%.
Sicuramente è vero che il costo della vita è cresciuto in maniera nettamente maggiore in quegli anni. Ma la differenza è netta per davvero.
Ma quale sarà il meccanismo che porterà le pensioni a salire nel 2025? La tabella che va presa a riferimento è sempre la solita e cioè:
- 100% di incremento per le pensioni fino a 4 volte il minimo (fino a 2.400 euro lordi al mese all’incirca);
- 85% di incremento per le pensioni fino a 5 volte il minimo (fino a 3.000 euro lordi al mese all’incirca);
- 53% di incremento per le pensioni fino a 6 volte il minimo (fino a 3.600 euro circa al mese lordi);
- 47% di incremento per le pensioni fino a 8 volte il minimo (fino a 4.800 euro circa al mese lordi);
- 37% di incremento per le pensioni fino a 10 volte il minimo (fino a 6.000 euro circa al mese lordi);
- 22% di incremento per le pensioni oltre 10 volte il minimo (fino a sopra 6.000 euro al mese lordi all’incirca).
Ecco i calcoli, gli esempi e che cifre arriveranno in più sui ratei di gennaio
Chi si chiede cosa significhi al netto una pensione lorda pari a 4 volte il trattamento minimo deve considerare circa il 30%, nel senso che dal lordo al netto ogni 1.000 euro di trattamento bisogna toglierne 300.
Se il tasso di inflazione previsionale sarà confermato come pari all’1,6%, ecco che la pensione da 1.000 euro salirà a 1.016 euro al mese. Una pensione netta da 2.000 euro invece diventerà pari a 2.027 euro. Invece un trattamento da 3.000 euro passerà a 3.025 euro al mese, uno da 4.000 euro salirà a 4.030 euro al mese, uno da 5.000 salirà a 5.029 euro ed infine quelli da 6.000 euro saliranno a 6.021 euro.
I calcoli appena esposti vanno presi con il beneficio del dubbio, sia per via del tasso di inflazione che non è ancora ufficiale e che diventerà tale solo con un decreto ad hoc. E sia perché sono calcoli fatti senza considerare tutti gli aspetti che il ricalcolo dell’INPS sulla perequazione possono andare ad incidere. Perciò rende perfettamente l’idea di ciò che significa la rivalutazione di gennaio per chi si attende cifre più alte. Per esempio, se una pensione da 6.000 euro fosse indicizzata interamente all’1.6% del tasso di inflazione, dovrebbe salire a 6.096 euro al mese. Ad un pensionato di questo genere il taglio vale una perdita annua di 975 euro, non poco.
Caro Giacomo martella ti devi svegliare e non scrivere cazzate assurde le pensioni da zero a 28.000 euro hanno una tassazione del 23% !!!!non del 30% come fai ad essere così schifosamente ignorante, meriti solo scarpate in culi e andare a zappare la terra dieci ore sotto il sole così forse maturi!!!
L’ autore ignora che quest’anno, come annunciato dal ministro on.le Giorgetti, dovrebbe essere applicato il sistema di rivalutazione peroquantiva istituzionale e non quello applicato nel 2023 in base ad una norma di legge che aveva derogato a detti sistema e annualità, norma ad oggi non ripristinata o prorogata! S’ informi l’ autore, probabilmente non esperto di diritto e di previdenza.