Aspettare le sanatorie delle cartelle, le rottamazioni, le sanatorie delle violazioni. O sfruttare strumenti presenti sempre nella normativa vigente, mettendosi in regola prima di finire nelle grinfie della riscossione forzosa. Sono le due strade che i contribuenti possono sfruttare per mettersi in regola. Solo che sopratutto la via del fare tutto e subito spesso non è conosciuta o quanto meno, non è nota a molti. Lo strumento si chiama ravvedimento operoso e consente di sanare le violazioni fiscali senza rimetterci molto.
“Gentile redazione, volevo maggiori dettagli riguardo al ravvedimento operoso.
Regolarizzare omissioni e ritardi a sanzione ridotta, ecco come funziona il ravvedimento operoso
Aderire spontaneamente al mettere a posto una mancanza fatta nei confronti del Fisco nostrano è una cosa che è possibile fare. Altrimenti si arriva alla riscossione forzata, al Concessionario alla riscossione e alle cartelle esattoriali. Certo, parlare di cartelle esattoriali oggi può sembrare una cosa meno grave del solito, visto che c’è in corso una sanatoria delle cartelle che tra cancellazioni, stralcio e rottamazione, consente ai contribuenti che in passato sono stati poco ligi al dovere, di pagare meno rispetto alle previsioni. Ma mettersi in regola spontaneamente è sempre una cosa buona, soprattutto sfruttando il ravvedimento operoso. Parliamo di uno strumento che non va confuso con le sanatorie che a fasi alterne i nostri governi varano di tanto in tanto. Si parla infatti di uno strumento sempre attivo, che a determinate condizioni ed entro specifici termini, consente di risparmiare e sanare eventuali carenze fatte verso i doveri fiscali dei contribuenti.
I casi in cui si utilizza lo strumento
Chi ha omesso di presentare la dichiarazione dei redditi, o di versare determinate imposte, entro i termini originariamente previsti, ha nel ravvedimento operoso lo strumento adatto.
Il ravvedimento operoso in sintesi
Per ravvedimento operoso si fa riferimento quindi a quello strumento atto a permettere al contribuente di regolarizzare errori o omissioni tanto fiscali che tributarie. Ormai è dal 1990 che ai contribuenti è concesso questo ravvedimento operoso. Con il ravvedimento si paga la tassa, l’imposta o il tributo non versato nei termini, con l’aggiunta di una sanzione che però è ridotta rispetto a quella originariamente prevista. Irpef, IMU, bollo auto, Tari, Tasi, Tares e così via dicendo. Il ravvedimento riguarda i più comuni balzelli con cui i contribuenti hanno a che fare ogni anno. Essendo uno strumento che anticipa il ricorso alla riscossione con il Concessionario (Equitalia una volta e adesso Agenzia delle Entrate Riscossione), il ravvedimento operoso è ammesso a condizione che gli accertamenti del Fisco non siano ancora stati messi in atto.
Cosa prevede la normativa vigente
La normativa prevede espressamente che l’operazione è ammissibile a condizione che “la violazione non sia stata già constatata e comunque non siano iniziati accessi, ispezioni, verifiche o altre attività amministrative di accertamento delle quali l’autore o i soggetti solidalmente obbligati, abbiano avuto formale conoscenza”. Più sollecito è l’utilizzo del ravvedimento meno paga il contribuente inadempiente. Infatti si parte dall’importo originario della sanzione che viene abbattuto da una percentuale a scalare quanto più ci si allontana dalla scadenza del pagamento omesso. Addirittura ci sono casi in cui è stato possibile adottare il ravvedimento anche a due anni dalla scadenza omessa dal contribuente.
Sanzioni ridotte con il ravvedimento, ecco di quanto
Sanzioni che si riducono quindi, con un meccanismo che può sembrare complicato ma non lo è. Infatti lo schema è il seguente:
1/10 della sanzione ordinaria è quella che si versa con pagamento eseguito nel termine di 30 giorni dalla data di scadenza;
1/9 entro 90 giorni;
1/8 se la regolarizzazione avviene entro la fine dello stesso anno di scadenza omesso;
1/7 se la regolarizzazione avviene entro il termine per la presentazione della dichiarazione dell’anno successivo;