Nel panorama normativo nostrano per quanto riguarda le pensioni, ci sono tante misure che consentono di lasciare prima il lavoro. Sono talmente tante queste misure che perdersi tra norme e cavilli è facile. Proprio alla luce di queste molteplici possibilità, la media anagrafica di uscita dal mondo del lavoro è nettamente più bassa rispetto al credo generale che guarda solo ai 67 anni dell’età pensionabile. Una misura in particolare, offre una concreta possibilità di lasciare il lavoro in anticipo, differenziando la possibilità di pensionamento in base al lavoro svolto.
Sia a chi svolge alcune delle particolari e rare attività che la normativa considera usuranti, che per chi svolge comuni lavori, magari su turni e magari di notte.
Oggi il nostro focus si concentra sul lavoro notturno. Perché in base al numero di notti di lavoro passate svolgendo la propria attività, cambiano le regole di uscita. In risposta al quesito di un nostro lettore che ci chiede spiegazioni.
“Buongiorno, io dal 20 maggio del 2013 faccio il metronotte. Ho preso il porto d’armi ed ho cambiato lavoro perché prima facevo il falegname presso una azienda di mobili e divani. Ho compiuto 60 anni di età e volevo capire come funziona la pensione anticipata per i notturni visto che ormai da 5 anni lavoro solo di notte, facendo la guardia ad un capannone industriale dove le attività cessano alle 20:00 e riaprono alle 06:00. Io prendo servizio alle 21:00 e chiudo l’attività alle 06:00. Quando potrà andare in pensione grazie a questo lavoro?”
La guida alla pensione prima dei 62 anni di età per chi fa turni, ecco le regole dello scivolo
Come previsto dal Decreto Legislativo numero 67 del 2011, lo scivolo usuranti si applica anche al lavoro notturno e a quelle attività previste dallo stesso atto normativo.
Possono garantirsi il diritto di rientrare nella pensione anticipata con lo scivolo usuranti i lavoratori notturni che, come turni, svolgono per almeno 6 ore a notte questo lavoro e per non meno di 64 notti di lavoro per anno solare.
Oppure basta svolgere un lavoro notturno per almeno 3 ore nella fascia oraria 24:00-05:00 per l’intero anno lavorativo. Tale attività per dare diritto alla pensione, deve essere in ogni caso svolta per almeno la metà della vita lavorativa. O al massimo per 7 degli ultimi 10 anni di lavoro.
Ecco il numero di notti di lavoro che servono e cosa cambia
Prima abbiamo citato i 64 giorni come minimo di notti lavorative all’anno. Ma più notti di lavoro si svolgono, più bassa è l’età di uscita con lo scivolo. E più bassa è la quota da completare. In effetti per uscire con lo scivolo pieno, ovvero con i già citati 61,7 anni di età, 35 anni di versamenti contributivi è necessario che le notti di lavoro per ogni anno solare siano almeno 78. E per tutti gli anni necessari di cui parlavamo prima per il diritto al trattamento di pensione anticipata previsto dallo scivolo.
Infatti chi ha svolto notti di lavoro inferiori a 78, ma superiori a 71, deve raggiungere i 62,7 anni di età e di conseguenza la quota da centrare passa da 97,6 a 98,6. Infine per chi di notti di lavoro ne ha svolte tra le 64 e le 71, deve arrivare a 63,7 anni di età ed a 99,6 di quota.
Finestre, aspettativa di vita ed altri chiarimenti sulla pensione prima dei 62 anni di età per chi fa turni
Per la pensione notturni e per tutto lo scivolo usuranti, in linea di massima il lavoratore autonomo, cioè colui che raggiunge i requisiti per lo scivolo grazie al cumulo dei versamenti in altre gestioni, deve considerare le soglie prima citate, aggiungendo un anno sia all’età che alla quota.
Oggi invece la decorrenza della prestazione parte dal primo giorno del mese successivo a quello di maturazione del diritto alla pensione anticipata con questa misura. E tra l’altro recenti modifiche normative, oltre a eliminare le finestre, hanno bloccato fino al 2026 i requisiti. Che pertanto non si adegueranno fino a tale anno, all’aumento delle aspettative di vita della popolazione.