La crisi del petrolio intaccherà il fondo sovrano della Norvegia?

La crisi del petrolio mette in crisi la strategia del governo della Norvegia degli ultimi decenni, basata sui lauti dividendi del Brent per finanziare la spesa pubblica.
9 anni fa
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Per 2 decenni, il petrolio ha fatto la ricchezza della Norvegia, rappresentando oggi un quinto della sua economia da 500 miliardi di dollari e alimentando le entrate pubbliche con generosi dividendi allo stato e trasferimenti ai contribuenti, sotto forma di erogazioni di beni e servizi resi possibili proprio grazie alle entrate floride della vendita del greggio. Il petrolio ha dato vita al maggiore fondo sovrano del pianeta, ufficialmente un ente pensionistico, che vale la bellezza di 830 miliardi di dollari e che investe sul mercato azionario di tutto il mondo, oltre che sul comparto obbligazionario e sul real estate.

Ma nell’ultimo anno, le quotazioni del Brent si sono più che dimezzate e nonostante la corona norvegese abbia perso un quarto del suo valore contro il dollaro americano, le entrate fiscali derivanti dalla vendita del greggio sono precipitate quest’anno del 42% e il governo stima che nell’intero 2015 dovrebbero attestarsi a 251,6 miliardi di corone (30 miliardi di dollari), il 30% in meno delle previsioni di un anno fa, basate su quotazioni attese a 69 dollari al barile.   APPROFONDISCI – http://www.investireoggi.it/la-norvegia-non-si-cura-dellinflazione-e-la-corona-continua-a-scivolare/  

Dimensioni fondo Norvegia a rischio?

Entrate più basse dal petrolio implicano una minore accumulazione di capitale per il fondo. Nel primo semestre, è stata solamente di 17 miliardi di corone, contro una media di 60 miliardi dell’ultimo decennio. Fin qui, si tratta pur sempre di una crescita. Ma il governatore della banca centrale, Oeystein Olsen ha avvertito che con prezzi a 60 dollari al barile, gli apporti di nuovi capitali al fondo cesserebbero. E  c’è un’altra questione che non può essere sottovalutata. Quasi i 2 terzi degli investimenti di quest’ultimo sono in azioni, mentre quasi un terzo in bond. Ora, i rendimenti obbligazionari sono scivolati ai minimi storici presso le principali economie del pianeta, a causa delle politiche monetarie ultra-accomodanti delle banche centrali, mentre l’attesa di un rialzo dei tassi USA sta già scuotendo da settimane l’azionario.

Di conseguenza, il fondo sovrano norvegese è stretto tra la necessità di disinvestire pacchetti azionari, il cui valore potrebbe scendere nei prossimi mesi, rendimenti sempre più bassi dei bond e un governo di Oslo, che ricorre sempre più abbondantemente alle entrate del greggio per tamponare i conti pubblici.   APPROFONDISCI – http://www.investireoggi.it/in-norvegia-rendimenti-piatti-per-il-fondo-sovrano-nel-terzo-trimestre-pesa-leurozona/  

Conti pubblici Norvegia solidi

Ne consegue che non solo il fondo potrebbe non crescere di dimensioni in questa fase (cosa affatto drammatica per i norvegesi), ma potrebbe anche essere intaccato, costretto da un lato a dismettere parte degli  investimenti per ragioni di mercato, dall’altro a finanziare la spesa pubblica norvegese, che in rapporto al pil vale il 45,7% e che difficilmente il governo taglierà nel breve termine. Ad oggi, la situazione dei conti pubblici è tutt’altro che preoccupante, grazie a una certa solidità fiscale di base. Il 2014 si è chiuso con un surplus di bilancio del 9,1% del pil, meno della metà del 18,7% toccato nel 2009, ma comunque consistente, 3 volte più alto del minimo dell’ultimo ventennio, che si ebbe nel 1995 (3,2%). In pratica, prima che da un avanzo si passi a un deficit di bilancio di tempo ne dovrebbe correre. Di certo c’è che dovrà rallentare la dinamica di crescita della spesa pubblica, pari al 5,5% del pil in 6 anni.   APPROFONDISCI – http://www.investireoggi.it/petrolio-quotazioni-ancora-in-calo-e-deboli-per-anni-la-norvegia-vede-guai/      

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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