Ieri, il governatore della Norges Bank, Oeystein Olsen, ha stupito un pò tutti, quando ha annunciato il taglio dei tassi dello 0,25% al nuovo minimo storico dello 0,75%, nonostante egli stesso abbia aggiornato al rialzo le stime sull’inflazione, che dovrebbe rimanere al di sopra del target del 2,5% fino agli inizi del 2017. In precedenza, la banca centrale della Norvegia stimava una crescita dei prezzi al di sotto dell’obiettivo fino agli inizi del 2018. La decisione di Olsen ha spiazzato il mercato e gli analisti, che non riescono a comprendere appieno su cosa basi l’istituto la sua politica monetaria.
Corona norvegese cede ancora
La corona ha perso su base annua il 16% e ciò ha aumentato i costi dei beni importati, surriscaldando l’inflazione. Ieri, alla notizia del taglio dei tassi, ha ceduto un altro 3% contro l’euro e il 2,5% contro il dollaro. Adesso, la stessa banca centrale stima sopra la 50% le probabilità di un ulteriore taglio dei tassi entro il 2016. Stando alle nuove stime, Olsen si attende per l’anno prossimo una crescita del pil dell’1,25% dal +1,50% atteso in precedenza, mentre gli investimenti nel settore petrolifero dovrebbero diminuire del 12,5% quest’anno e del 10% l’anno prossimo. Fino a ieri si pronostica un calo del 5% per il 2016. Il petrolio rappresenta un quinto del pil del paese e nell’ultimo anno le sue quotazioni si sono più che dimezzate, rallentando il ritmo di crescita della florida economia norvegese, che ha il primato del più alto costo della vita al mondo. La disoccupazione, pur molto bassa per gli standard del resto d’Europa, è ai massimi dal 2006, a causa anche dell’annuncio da parte delle compagnie petrolifere del taglio di 25.000 posti di lavoro.
Debito privato preoccupante
In effetti, la mossa di Olsen potrebbe impattare negativamente su uno dei maggiori problemi delle famiglie norvegesi: il debito. Le esposizioni ai mutui immobiliari sono elevatissime, ma se da un lato l’accomodamento monetario potrebbe ridurre i costi per quelli contratti a tasso variabile, dall’altro potrebbe alimentare ulteriormente una bolla già in sé preoccupante. Non preoccupa, invece, l’impatto della crisi petrolifera sui conti pubblici dell’economia da 500 miliardi di dollari. Oslo possiede il più grande fondo sovrano del pianeta, pari a 880 miliardi di dollari, alimentato da parte dei proventi del greggio, investiti in azioni, obbligazioni e mercato immobiliare di ogni angolo del mondo. APPROFONDISCI – http://www.investireoggi.it/la-norvegia-rischia-lo-scoppio-della-bolla-immobiliare-e-il-taglio-dei-tassi-non-aiuta/