Uscire dal lavoro e andare in pensione anche nel 2024 sarà una cosa possibile per chi l’anno prossimo completa 62 anni di età. Pensioni 2024 per i nati nel 1962, ma diverse da quelle del 2023, ecco cosa cambia ed a svantaggio di chi, perché la legge di Bilancio non ha lesinato penalizzazioni. Parliamo della famosa quota 103. La misura doveva essere in vigore per 12 mesi, cioè dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2023.
Invece il Governo ha deciso di prorogarla per un altro anno. Ma non è una proroga priva di correttivi rispetto ad oggi.
“Buonasera, sono un vostro lettore e vi chiedo alcune delucidazioni sulla quota 103. Ho un fratello di un anno più anziano di me che è andato in pensione lo scorso febbraio con quota 103. Abbiamo sempre lavorato nella stessa azienda e io sono entrato in servizio esattamente un anno dopo di lui. A conti fatti, lui ha completato 41 anni di contributi a gennaio 2023, a tal punto che a febbraio, con il compimento dei suoi 62 anni, è andato in pensione. Io invece compio 62 anni a maggio 2024 e i 41 anni di contributi a gennaio dell’anno prossimo. Mi sapete dire se prenderò una pensione identica alla sua (prende 1.400 euro al mese), oppure se nel 2024, come pare, la quota 103 sarà penalizzante.”
Ancora un anno di quota 103, ecco come funzionerà la novità
La quota 103 viene confermata ancora una volta per altri 12 mesi. Significa che a 62 anni di età e con 41 anni di contributi, si può uscire anche l’anno prossimo. Di fatto è saltato l’inasprimento previsto dalla nuova quota 104, che sembrava certa di essere varata. Ma anche con la conferma di quota 103, sempre di inasprimento si deve parlare.
Infatti la versione 2023 di quota 103 è diversa dalla versione inserita dal governo nella legge di Bilancio.
Calcolo contributivo della pensione, ecco il nuovo vincolo della quota 103
Si parte dalle regole di calcolo. Infatti la quota 103 fino al 31 dicembre 2023, avrà un calcolo misto della prestazione. Infatti i beneficiari hanno diritto al calcolo retributivo per i periodi di lavoro antecedenti il 1° gennaio 1996 e contributivo per i periodi lavorativi successivi. Ma se al 31 dicembre 1995 il diretto interessato ha già completato almeno 18 anni di contributi, ha diritto al calcolo retributivo fino al 2012 e contributivo solo per gli anni successivi. E come tutti sanno benissimo, il calcolo retributivo, basato sugli ultimi stipendi percepiti, è molto più favorevole rispetto a quello contributivo, basato cioè sull’ammontare dei contributi versati durante la carriera.
Nel 2024 la nuova quota 103 invece avrà come regola di calcolo solo il contributivo. In parole povere, per anticipare di circa 5 anni la pensione (rispetto ai 67 della pensione di vecchiaia), il lavoratore deve accettare di farsi calcolare la pensione in misura meno favorevole. E per chi avrebbe diritto al calcolo retributivo fino al 2012, il taglio di assegno può superare il 30%. lo sanno bene le lavoratrici che negli anni hanno sfruttato opzione donna, anche questa una misura che prevede il calcolo contributivo della prestazione.
Finestre e decorrenza della prestazione, nel settore privato si passa a 7 mesi, nel pubblico impiego a 9 mesi
Cambiano anche le finestre di decorrenza della prestazione. Prendendo a riferimento i due fratelli del quesito sopra riportato, il primo, pensionato nel 2023 con la quota 103, ha dovuto aspettare 3 mesi per l’apertura della finestra.
Nel 2024 invece le finestre di attesa diventano, nel settore privato, pari a 7 mesi. Nel pubblico impiego invece si passa a 9 mesi. Fanno eccezione i lavoratori della scuola, per i quali la pensione resta sempre fruibile a partire dall’inizio del nuovo anno scolastico. Il secondo fratello quindi dovrà attendere 7 mesi per prendere il primo rateo di pensione.
La pensione massima erogabile con quota 103 si abbassa
Ultima novità, ma non meno importante, è l’importo massimo della pensione con quota 103. Nel 2023 la misura aveva come importo massimo erogabile, un assegno fino a 5 volte il trattamento minimo. Invece nel 2024 tale limite scende a massimo 4 volte lo stesso trattamento. L’aumento del trattamento minimo che l’INPS adotterà per via dell’indicizzazione al tasso di inflazione, limiterà i danni, ma non de tutto.
In pratica, per tutta la durata dell’anticipo, cioè fino ai 67 anni di età, chi avrebbe diritto ad una pensione più alta di 4 volte il trattamento minimo, dovrà lasciare altri soldi sull’altare dell’anticipo a 62 anni. Per il resto tutto come prima, con la misura che prevede il divieto di cumulo dei redditi di quota 103 con qualsiasi altro reddito da lavcoro differente da quello autonomo occasionale fino a 5.000 euro annui.