La riforma pensioni, come noto, è ancora ferma al tavolo delle trattative coi sindacati. Governo e parti sociali paiono ancora distanti e le loro proposte poco convincenti.
I sindacati vorrebbero una uscita anticipata a 62 anni, anche se con penalizzazione. In alternativa, la pensione con 41 anni di contributi (quota 41). L’esecutivo, invece, propone l’uscita anticipata a 64 anni, ma col ricalcolo interamente contributivo.
La pensione a 64 anni
Questa seconda opzione sembra penalizzante e inattuabile perché ridurrebbe di molto l’assegno. E più sono gli anni di lavoro ante 1996, maggiore sarebbe la penalizzazione rispetto a una liquidazione col sistema di calcolo misto.
In realtà la pensione (anticipata) a 64 anni già esiste per i lavoratori contributivi puri, cioè quelli che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995, ma è vincolata a un limite. Quello legato al minimo di pensione pari a 2,8 l’importo dell’assegno sociale. Cioè 1.310 euro al mese.
Basterebbe quindi rimuovere questo paletto per ritoccare i requisiti della Fornero, senza stravolgere l’impianto pensionistico italiano e mandare tutti in pensione a 64 anni. Opzione che però i sindacati non sembrano disposti ad accettare, anche se l’età è in linea con quella degli altri Paesi Ue.
Nessuna penalizzazione
La penalizzazione sarebbe poi relativa, poiché dipende da che punto di vista si inquadra il problema. Tagli ce ne sarebbero, ma bisogna considerare anche il periodo di godimento della pensione.
Secondo Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali, da quest’anno il 90% circa dei potenziali pensionati sono nel regime misto e la loro pensione per il 70% circa è calcolata con il metodo contributivo. Quindi solo un terzo della pensione sarebbe “danneggiato” dal sistema di calcolo contributivo.
A conti fatti, il regime di calcolo contributivo puro anche per chi sta nel sistema misto renderebbe sostenibile l’anticipo rispetto all’età di vecchiaia a 67 anni. Peserebbe sull’assegno di chi anticipa l’uscita per circa il 3% l’anno.
Tuttavia – osserva Brambilla – non si tratta di una penalizzazione come qualcuno afferma. Semplicemente si prende la pensione prima, e per 3 anni in più rispetto alla vecchiaia. Quindi, alla fine, in media l’incasso pensionistico è lo stesso.