La pensione anticipata flessibile non penalizza tanto, a 62 anni è conveniente

La pensione anticipata flessibile è in vigore nel 2025, si chiama quota 103 e non penalizza tanto chi esce a 62 anni.
4 giorni fa
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pensione anticipata 62 anni
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Una misura che è attiva anche nel 2025 permette di andare in pensione anche a 62 anni. Una misura attiva già da anni (dal 2023) che può essere una soluzione al pensionamento anticipato di alcuni lavoratori. Ma anche, una misura che però pochi ancora sfruttano. Il motivo è semplice. Dal 2024 questa misura è diventata penalizzante dal punto di vista del calcolo. Ma più che penalizzazioni e tagli di assegno il problema nasce da altro. Nasce da informazioni poco approfondite che spesso vengono interpretate come oro colato e che spingono tanti lavoratori a dire di non a misura che invece sono assolutamente valide. E con tagli a volte irrisori e alcune volte completamente assenti.

La misura in questione si chiama quota 103.

“Gentile redazione di Investire Oggi, volevo proporvi un quesito che mi interessa da vicino visto che sono uno dei potenziali beneficiari della quota 103. Dal momento che a novembre compio 41 anni di contributi versati oggi che ho già compiuto 63 anni di età, volevo valutare l’ipotesi di andare in pensione con questa misura. Però ho una tremenda paura di commettere un errore nel senso che ho paura che i tagli sulla pensione di cui tanto sento parlare, finiscano con il penalizzare troppo il mio assegno pensionistico. Potete aiutarmi da questo punto di vista a capire meglio come fare per valutare la convenienza di questa misura?”

La pensione anticipata flessibile non penalizza tanto, a 62 anni è conveniente

Il primo fattore che va compreso e che riguarda quanti devono andare in pensione è quello che da un caso all’altro tutte le cose possono cambiare radicalmente. Infatti si parte dal concetto che per la pensione le regole di calcolo e il sistema previdenziale sono variabili in base alle singole situazioni di ogni lavoratore.

In effetti da caso a caso e da contribuente a contribuente cambia tutto ed anche una misura come la quota 103, che a livello di calcolo può sembrare molto penalizzante, per qualcuno potrebbe essere convenientissima. Partiamo però dal capire prima di tutto di cosa parliamo quando parliamo della quota 103 e dei cavilli che la misura prevede da un punto di vista normativo.
Come dicevamo la quota 103 è nata nel 2023 in sostituzione della quota 102 che precedentemente aveva sostituito la quota 100. La quota 103 non prevede particolari stringenti requisiti. Infatti basta arrivare a 41 anni di contributi versati e almeno a 62 anni di età e chiunque può andare in pensione con questa misura.

Dalla quota 103 del 2023 a quella del 2025, cosa è cambiato?

Ciò che deve interessare della misura è quanto accaduto da gennaio 2024, quando la quota 103 che nasce per durare un solo anno, fu prorogata una prima volta. La misura nel 2023 era a calcolo misto. Significa che la pensione di quota 103 per chi è uscito a 62 anni già nel 2023, prevedeva il calcolo contributivo fino al 31 dicembre 1995 e retributivo per gli anni successivi. La pensione però non poteva essere liquidata per un importo eccedente 5 volte il trattamento minimo per tutta la durata dell’anticipo.

Ovvero, fino a 67 anni di età, quando, chi aveva diritto ad un trattamento superiore, finiva di subire quel vincolo.

Per le quote precedenti, tanto per quota 100 che per 102, non c’erano vincoli di importo massimo da percepire.
L’altro vincolo imposto alla quota 103 invece era già presente per le misure precedenti, perché è il divieto di cumulo dei redditi da pensione con i redditi da lavoro. Unica eccezione i redditi da lavoro autonomo a carattere occasionale fino a 5.000 euro di reddito annuo. Nel 2024 la misura è diventata contributiva, ed è questo il fattore che fa temere quanti potrebbero andare in pensione con questa misura ma non lo fanno. E anche nel 2025, anno di ennesima proroga dello strumento, le regole sono rimaste inalterate.

Cosa significa ricalcolo contributivo della pensione, ecco i veri penalizzati

Il calcolo contributivo della pensione non deve fare paura. Perché non tutti vengono penalizzati allo stesso modo e non tutti vengono per forza penalizzati. Tutto parte dalla carriera del lavoratore e dai contributi versati prima e dopo il 1996. Perché il 1996 non è altro che l’anno a partire dal quale è entrato in funzione il calcolo contributivo della prestazione. Prima di allora le pensioni erano calcolate tutte con il metodo retributivo, basato sulle ultime annualità di retribuzione percepita. Poi si è passati al calcolo contributivo, con le pensioni calcolate in base all’ammontare dei contributi versati.

Nel calcolo misto ci sono lavoratori che hanno diritto ad un calcolo nettamente più vantaggioso perché godono di una sorta di salvaguardia. Sono quelli che hanno almeno 18 anni di versamenti al 31 dicembre 1995. Soggetti che vedono estendersi il calcolo retributivo fino al 31 dicembre 2011 e non al 31 dicembre 1995. Chi invece non vanta una carriera così lunga prima del 1996, ha un calcolo contributivo ridotto ai periodi di versamento antecedenti quella annualità. Chi per via della quota 103 è costretto ad accettare il calcolo esclusivamente contributivo, è meno penalizzato in quest’ultimo caso. Visto che il migliore calcolo retributivo comunque varrebbe solo per i periodi fino a tutto il 1995.

Uscire a 62 anni con la pensione di quota 103, come valutare la convenienza

Oltretutto va detto che ci sono soggetti che hanno, sul finire della carriera, stipendi più bassi della media precedente, figli per esempio di ammortizzatori sociali o passaggio al part-time.

In questo caso non è detto che il calcolo retributivo sia più vantaggioso di quello contributivo. Anzi, è facile che sia l’esatto contrario. In questo caso non si parla di penalizzazione inferiore per un pensionato, ma di assenza di penalizzazione. Il che dovrebbe fare riflettere su chi vede nella pensione a 62 anni di età di quota 103, una misura da evitare come la peste perché penalizzante.

Il suggerimento al nostro lettore, come a tutti gli altri che hanno questi dubbi, è di farsi fare un calcolo della pensione prima con il sistema misto e poi con il sistema contributivo, per verificare la convenienza reale ad uscire a 62 anni con la pensione di quota 103. A prescindere infine dal fatto che inevitabilmente lavorando altri due anni circa, saltando il treno della quota 103 e puntando alla pensione a anticipata ordinaria, la pensione salirebbe comunque per via dei 22 mesi in più di contributi che si andrebbero a versare. Con un calcolo della pensione più favorevole anche per via del miglior coefficiente di trasformazione usato con due anni di età anagrafica in più.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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