La pensione di vecchiaia 2025 e cosa si può chiedere all’INPS per aumentare l’importo della pensione

La guida alla pensione di vecchiaia 2025 e cosa si può chiedere all’INPS per aumentare l’importo della pensione o per prendere la pensione in anticipo.
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La guida alla pensione di vecchiaia 2025 e cosa si può chiedere all’INPS per aumentare l’importo della pensione o per prendere la pensione in anticipo.
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Anche nel 2025 sarà la pensione di vecchiaia sicuramente lo strumento principale con cui i lavoratori che raggiungono l’età pensionabile potranno andare in pensione.

Si tratta anche della principale misura di pensionamento prevista dall’INPS, oltre che naturalmente della misura che consente di accedere alla pensione con il minor numero di anni di contribuzione previsti, cioè 20 anni.

Detta così, sembra la misura più facile da ottenere, e invece si tratta di una misura che può presentare diverse problematiche nel momento in cui il lavoratore fa richiesta.

Problematiche che possono portare lo stesso lavoratore a perdere diritti già maturati e, di conseguenza, soldi di pensione.

La pensione di vecchiaia 2025 e cosa si può chiedere all’INPS per aumentare l’importo della pensione

Nel 2025 potranno andare in pensione con la quiescenza di vecchiaia i lavoratori nati nel 1958, che pertanto compiono nel 2025 67 anni di età, ovvero l’età pensionabile in vigore. Di conseguenza, per l’accesso alla prestazione basta raggiungere 67 anni di età e 20 anni di contributi versati, a meno che l’interessato non sia un contributivo puro. In quel caso, serve che la pensione sia pari almeno all’importo dell’assegno sociale.

A scanso di equivoci, però, va detto che ci sono degli strumenti utili affinché alcuni lavoratori possano andare in pensione, sempre con la pensione di vecchiaia, qualche anno prima. Strumenti che, nel momento in cui il lavoratore non li ha utilizzati in passato, possono dare diritto a una pensione più alta. O, in alternativa, possono dare diritto a recuperare gli arretrati del trattamento.

Infatti, molti lavoratori che presentano la domanda di pensione tralasciano di rispondere a quello che, a tutti gli effetti, può essere una sorta di questionario con cui l’INPS chiede alcune informazioni aggiuntive al lavoratore, a partire dalla data di decorrenza del trattamento. Nulla di difficile, perché in effetti si tratta di diritti che ogni contribuente può sfruttare e che, se trascurati, vengono perduti per sempre.

La procedura della domanda di pensione di vecchiaia

Quando si avvia la procedura di presentazione della domanda di pensione di vecchiaia sul sito dell’INPS, nella scheda della misura si deve compilare prima di tutto l’area anagrafica, anche se con le credenziali di accesso SPID, CIE o CNS questi dati del contribuente sono tutti preinseriti. Va inserito lo stato civile attuale con la data di variazione, ovvero la data di eventuale matrimonio, separazione, divorzio o decesso del coniuge.

Ma, come dicevamo, c’è da rispondere a quella sorta di questionario. Uno strumento con cui il pensionato può indicare all’INPS alcune condizioni che portano la sua pensione ad essere liquidata in maniera differente da quella canonica. Anche perché va detto che sono diverse le situazioni che possono portare i lavoratori a godere di alcune agevolazioni sulla pensione. Agevolazioni che portano da un lato all’aumento del trattamento percepito e dall’altro a una decorrenza anticipata.

Decorrenza del trattamento, ecco come godere delle agevolazioni

Abbiamo parlato già diverse volte della decorrenza della pensione. Il sistema, come tutti noteranno, nel momento in cui si presenta la domanda di pensione, automaticamente inserisce una data di decorrenza della prestazione, che è quella del raggiungimento dell’età anagrafica della pensione di vecchiaia, ovvero il compimento dei 67 anni di età.

La decorrenza può essere cambiata dal diretto interessato, inserendo la data del compimento dell’età anticipata rispetto ai 67 anni per le donne che sfruttano, per esempio, i 4 mesi di sconto per ogni figlio avuto sulla pensione di vecchiaia contributiva (solo per chi è privo di versamenti prima del 1996).

In effetti, la pensione di vecchiaia viene erogata al raggiungimento dei requisiti contributivi e anagrafici, a partire dal primo giorno del mese successivo.

Fatto salvo la facoltà del diretto interessato di chiedere la decorrenza dal mese successivo alla presentazione della domanda.

Può sembrare una cosa assurda che un lavoratore rinunci a mesi di pensione di cui ha maturato il diritto per chiedere che la stessa sia calcolata solo dal primo giorno del mese successivo a quello di domanda. Invece, può essere una scelta vincente, dal momento che più in età avanzata si chiede la decorrenza, migliore è il coefficiente di trasformazione usato per il calcolo dell’importo della prestazione.

Ecco il questionario che l’INPS sottopone a chi presenta la domanda di pensione di vecchiaia nel 2025

In base ai figli avuti, per esempio, le donne che hanno il primo contributo successivo al 31 dicembre 1995 possono scegliere se anticipare l’uscita. Ciò con la formula di 4 mesi di sconto a figlio avuto, fino a 12 mesi. O 16 mesi dopo la novità del governo Meloni di oggi. Oppure possono chiedere che, per via dei figli avuti, la pensione sia calcolata con il coefficiente dei 68 anni (con due figli). Oppure con quello dei 69 anni (tre o più figli).

In sede di presentazione della domanda di pensione, un lavoratore che chiede la vecchiaia può scegliere di indicare, nel questionario prima citato, l’utilizzo di periodi di lavoro effettuati in paesi esteri. Può indicare se ha utilizzato i versamenti volontari, se ha presentato domanda di riscatto, di ricongiunzione o di accredito di contributi figurativi. Ma soprattutto può chiedere una o più prestazioni aggiuntive che sono:

  • trattamento minimo;
  • maggiorazione sociale;
  • trattamento di famiglia;
  • incremento dell’anzianità contributiva di due mesi per ogni anno di servizio effettivo svolto successivamente al riconoscimento dello stato di invalidità. Articolo 80 comma 3 della legge n. 388 del 2000;
  • incremento dell’anzianità contributiva per benefici per i lavoratori esposti all’amianto per più di 10 anni (legge n. 271 del 1993);
  • riduzione dell’età pensionabile (articolo 1, commi 6 e 8, della legge n. 503 del 1992);
  • incremento dell’anzianità contributiva per benefici per soggetti non vedenti o ipovedenti;
  • incremento dell’anzianità contributiva di 10 anni per le vittime del terrorismo e loro familiari;
  • maggiorazione per gli ex-combattenti (articolo 6 della legge n. 140 del 1985 e articolo 6 della legge n. 544 del 1988);
  • incremento dell’anzianità contributiva per i lavoratori dei reparti di produzione di fabbricazione di fibre ceramiche refrattarie.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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