La pensione nel 2026 va preparata oggi, ecco come per i nati nel 1965

La pensione nel 2026 va preparata oggi, ecco come bisogna fare per i nati nel 1965 che completano i requisiti per il lavoro usurante l'anno venturo.
1
2 giorni fa
2 minuti di lettura
La pensione nel 2026 va preparata oggi, ecco come per i nati nel 1965
Foto © Licenza Creative Commons

C’è un modo per prepararsi alla pensione in anticipo? La domanda se la pongono quanti devono andare in pensione nei prossimi anni e magari sono alla ricerca della giusta combinazione di età e contributi. Perché di misure che permettono di andare in pensione una volta raggiunti i requisiti dalle stesse misure previsti, ce ne sono tantissime. Preparare la pensione significa cercare di raggiungere quella combinazione in tempo per la pensione. Ma significa anche espletare tutto ciò che l’INPS prevede e richiede che venga espletato. Ci sono delle domande che non possono essere rimandate oltre una determinata data. Domande che devono presentare anche coloro che oggi non hanno i requisiti per andare in pensione.

Lo dimostra una recente comunicazione dell’INPS riguardante alcune particolari categorie di lavoratori che possono andare in pensione solo nel 2026.

La pensione nel 2026 va preparata oggi, ecco come per i nati nel 1965

Con il nuovo messaggio numero 812 del 23 febbraio 2024 l’INPS ha spiegato nel dettaglio ciò che devono fare i lavoratori che per mansioni svolte rientrano in quella particolare misura che si chiama scivolo usuranti. E il messaggio che l’INPS ha pubblicato sul portale istituzionale parla di lavoratori che sono in procinto di completare i requisiti per questa misura nel 2026 e non quest’anno. Ma quali sarebbero questi requisiti? Per lo scivolo usuranti abbiamo requisiti anagrafici, requisiti contributivi, quote da completare e anche categorie specifiche a cui appartenere. Nel dettaglio abbiamo infatti:

  • almeno 61 anni e 7 mesi di età;
  • almeno 35 anni di contributi;
  • quota 97,6 completata.

E poi abbiamo le categorie a cui appartenere che sono:

  • addetti ai lavori in spazi ristretti e angusti;
  • addetti ai lavori con costante esposizione alle alte temperature;
  • palombari;
  • addetti alla bonifica e allo smaltimento dell’amianto;
  • lavori in cava, galleria o miniera;
  • operai della cosiddetta linea a catena;
  • autisti dei mezzi di trasporto pubblico con massa a pieno carico di almeno 9 passeggeri;
  • lavoratori notturni.

 

Ecco i beneficiari della pensione usuranti nel 2026

Chi rientra in queste categorie e nel 2026, entro la fine del prossimo anno, completa i requisiti sopra citati, può andare in pensione. Ma solo se entro il primo maggio 2025 presenta la nuova domanda di certificazione del diritto alla pensione. O meglio, andrà in pensione senza tagli e penalizzazioni. Perché ritardare la presentazione della domanda fa perdere mensilità di pensione e fa correre il rischio di perdere il treno per una misura che ricordiamolo, non ha fondi illimitati. Infatti ogni anno ci sono degli stanziamenti ad hoc per questa misura. E la stessa viene liquidata ai richiedenti fino ad esaurimento risorse. L’oggetto del messaggio INPS è come una sorta di promemoria all’imminente scadenza di queste domande.

La domanda di certificazione del diritto alla pensione usuranti

I lavoratori interessati a richiedere il riconoscimento delle attività usuranti ai fini del pensionamento anticipato nel 2026, devono produrre la domanda certificativa entro il 31 dicembre 2026. E devono farlo con la solita procedura telematica sul sito dell’INPS tramite Patronato o mediante le loro credenziali di accesso SPID; CIE o CNS.

Si rammenta che per i lavoratori autonomi quota e requisiti sono aumentati di un anno. Mentre per i lavoratori notturni quota e requisiti variano in base al numero di notti di lavoro svolte nella carriera e negli ultimi anni. Perché per la pensione in regime lavoro usurante l’attività che dà diritto a tale scivolo deve essere stata svolta per 7 degli ultimi 10 anni o per la metà della vita lavorativa.

Cosa succede se la domanda si presenta in ritardo

Chi ritarda la domanda di certificazione, e la presenta entro il primo giugno, vedrà la decorrenza della pensione posticipata di un mese. In pratica, anziché andare in quiescenza dal primo giorno del mese successivo a quello di maturazione dei requisiti, ci andrà dal primo giorno del secondo mese successivo. Sarà di due mesi lo slittamento per chi presenta domanda entro il primo luglio, e di tre mesi per quelli che la presentano ancora dopo. E va considerato il fatto che per via dei fondi, le domande tardive verranno liquidate solo se questi saranno ancora sufficienti, altrimenti la pensione slitta ancora di più.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

1 Comment

  1. Buonasera, volevo chiedere sono già in quiescenza da quest’anno, per la pensione finale incidono i quindici anni di versamenti del sistema retributivo.
    Cordiali saluti

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Quotazione BTp a 10 anni in calo
Articolo precedente

Quotazione del BTp a 10 anni precipitata, ecco cosa accade al nostro investimento

whatsapp
Articolo seguente

Le chat di WhatsApp hanno valore legale? Anche per lavoro?