La riforma delle pensioni è ancora in alto mare, ma in questi giorni si stanno tenendo i primi tavoli tecnici con i sindacati.
La questione pensioni, soprattutto in Italia, è da sempre un tema molto complesso e delicato, che potrebbe portare a degli strappi significativi nell’attuale maggioranza di governo, una delle più ampie ed eterogenee mai avute.
Di sicuro, da più parti si chiede il superamento della legge Fornero, ma anche di quota 100 e 102, in scadenza il prossimo anno. L’obiettivo comune è quello di abbassare l’età pensionabile senza troppe ripercussioni sui conti pubblici (cosa facile a dirsi ma non a farsi).
Riforma delle pensioni, si parla di una riduzione per ogni anno di anticipo
Il Consiglio di Vigilanza dell’Inps sostiene che l’età media di pensionamento, relativamente alle pensioni anticipate e di vecchiaia dei dipendenti privati, è attualmente pari a 64,1 per le donne e 63,2 anni per gli uomini. Valori non troppo dissimili da quelli riscontrati nel pubblico impiego.
Sono dati che, spiega il Civ, “smentiscono la retorica di chi ritiene ancora limitata l’età di ritiro in Italia grazie alle presunte troppe scappatoie che verrebbero offerte dalla nostra disciplina pensionistica”.
Abbassare l’età media di pensionamento avrebbe delle ovvie ripercussioni sui conti pubblici. Così, in queste ore, si starebbe discutendo della possibilità di permettere l’uscita anticipata subendo una mini penalità (di circa il 3%) per ogni anno di anticipo, non oltre una soglia minima di età.
In questo modo, spiegano alcuni osservatori, verrebbe data la possibilità a tutti di anticipare il pensionamento e, allo stesso tempo, non ci sarebbero delle eccessive ripercussioni sulle casse dello stato.
Ad ogni modo, attualmente, si tratta di una semplice ipotesi, che dovrà essere discussa nelle opportune sedi.
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