La questione meridionale delle pensioni minime sul tavolo della Meloni

Pensioni minime al centro del piano di riforma della previdenza. Il traguardo degli assegni a 1.000 euro al mese resta un obiettivo del governo.
6 mesi fa
2 minuti di lettura
pensione minima

Le pensioni minime restano un obiettivo primario del governo Meloni. Nonostante la riforma del sistema previdenziale trovi molti ostacoli di natura finanziaria, sui trattamenti minimi è possibile trovare una soluzione entro fine legislatura per arrivare a 1.000 euro al mese. Non per tutti ovviamente, ma per molti pensionati indigenti, che vivono soprattutto al Sud.

Stiamo parlando nello specifico dell’integrazione al trattamento minimo di pensione. Cioè quell’istituto che prevede oggi che i pensionati con assegni al di sotto di una certa soglia siano assistiti dallo Stato con un bonus aggiuntivo.

Per il 2024 la soglia minima è arrivata a valere 598,61 euro. Cifra che sale a 614,78 euro grazie all’incremento del 2,7%, solo per quest’anno, stabilito dalla legge di bilancio 2023.

Pensioni minime a 1.000 euro al mese

Siamo ancora lontani dai 1.000 euro al mese promessi da Forza Italia due anni fa per le pensioni minime, ma ci si può arrivare tranquillamente grazie a diversi fattori. Il primo è quello legato alla perequazione automatica che prevede la rivalutazione delle pensioni in base all’inflazione. E, visto che il costo della vita resta sostenuto, non è da escludere che gli assegni saliranno ancora in maniera automatica nei prossimi anni.

Poi ci sono le quattordicesime che aiutano a far salire l’importo medio della pensione minima. Come noto, ne hanno diritto coloro che percepiscono bassi redditi, in particolare coloro che percepiscono rendite inferiori a due volte il trattamento minimo di pensione. Sono esclusi i pensionati che prendono più di 1.198 euro al mese. Vi rientrano, quindi, anche coloro che, compiuti i 64 anni, percepiscono la pensione minima e che sono circa 1,35 milioni di cittadini.

La quattordicesima (pagata a luglio) al pari della tredicesima (pagata a dicembre), entra quindi nel calcolo dell’importo medio della pensione minima annua. Sommando le due voci e spalmandola su 12 mesi, si può già dire che la soglia dei 1.000 euro mensili è a portata di mano.

Almeno se la si vuole vedere in questi termini.

Quanto vale la quattordicesima

Ma quanto vale esattamente la quattordicesima sulle pensioni minime? Il calcolo avviene in base a due fattori. Il primo si riferisce al numero degli anni di anzianità contributiva, il secondo riguarda i redditi annui percepiti. Per quanto riguarda la prima condizione, si tiene conto di chi ha fino a 15 anni di contributi versati (autonomi fino a 18 anni), di chi da 15 a 25 anni di contributi (autonomi fino a 28 anni) e di chi ha oltre 25 anni di versamenti (autonomi oltre 28 anni).

Quindi, a seconda della fascia di anzianità contributiva di appartenenza, è corrisposta una quattordicesima rispettivamente di 436,80 euro, di 546,00 euro o di 655,20 euro per redditi annui lordi fino a 10.992,93 euro.

Per redditi annui più alti, ma non oltre i 14.657,24 euro, il pagamento della quattordicesima è, a seconda della fascia di anzianità contributiva di appartenenza, pari rispettivamente a 336 euro, 420 euro o 504 euro.

Riassumendo…

  • Le pensioni minime a 1.000 euro sono un obiettivo del governo Meloni.
  • Il trattamento minimo vale oggi quasi 615 euro al mese.
  • Sommando la quattordicesima si superano i 650 euro al mese.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

Lascia un commento

Your email address will not be published.

calcolo imu caf
Articolo precedente

Calcolo dell’IMU: quanto costa e perché scegliere un CAF

plusvalenza casa ereditata
Articolo seguente

Vendere casa con la plusvalenza superbonus non conviene (circolare n°13 Agenzia delle entrate)