Una domanda: la riforma pensioni dal 2022 potrebbe comportare il taglio della reversibilità? Perché ad oggi sulla previdenza pubblica ci sono da un lato poche certezze, e dall’altro tante incertezze. Al punto che non si può escludere nulla. Per esempio, ed in linea con le attese, la quota 100 con la fine del triennio sperimentale sparirà davvero nel 2022?
Inoltre, che ne sarà di altre misure di pensionamento come Opzione Donna e come Ape Sociale? In più, come detto, la riforma pensioni dal 2022 potrebbe comportare il taglio della reversibilità? Dato che ci sono anche pressioni esterne riguardo alla necessità dei contenimento di medio e di lungo termine della spesa pensionistica per le casse dello Stato italiano.
La riforma pensioni dal 2022 potrebbe comportare il taglio della reversibilità?
Per esempio, proprio per la riforma pensioni dal 2022, l’OCSE caldeggia tagli pesanti alla spesa pensionistica. A partire proprio dagli assegni di reversibilità. Si tratta nello specifico, di prestazioni percepite dopo il decesso di uno dei coniugi. Con l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che caldeggia il taglio o addirittura la mancata erogazione.
Quando l’assegno di reversibilità deve essere riconosciuto al coniuge superstite la cui età è ampiamente al di sotto dell’età pensionabile. Una vera e propria mazzata sarebbe per milioni di cittadini se, appunto, la riforma pensioni dal 2022 dovesse comportare il taglio della reversibilità.
La lista della spesa dell’Ocse, dalla quota 100 ad Opzione Donna
Ma le proposte dall’Ocse, in vista della riforma pensioni dal 2022, non si fermano solo al taglio degli assegni di reversibilità. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, infatti, concorda sul lasciar scadere la quota 100 senza rinnovi. Quindi, addio senza rimpianti alla data del 31 dicembre del 2021.
Così come nella lista della spesa dell’Organizzazione c’è pure Opzione Donna. Che andrebbe cancellata. Tutte proposte in grado di dare certamente ossigeno alle casse dello Stato italiano.