La riforma pensioni è congelata. Finché non si diraderanno le nubi sulla campagna elettorale e si insedierà la nuova legislatura, nulla si farà in questo senso. Per ora tengono banco solo le promesse dei partiti.
Ma cosa aspettarsi dalla nuova politica? Una cosa è certa, fra formazione del nuovo governo e varo della legge di bilancio 2023, i tempi per una riforma pensioni seria e duratura non ci sono. Se ne discuterà il prossimo anno.
Le opzioni in scadenza nel 2022
Intanto però incombe lo spettro del ritorno integrale della Fornero con 1 gennaio del prossimo anno.
Se Ape Sociale quasi sicuramente lo sarà, Opzione Donna presenta dei dubbi. Più che altro per l’età anagrafica di uscita a 58-59 anni, ritenuta troppo bassa in relazione alle aspettative di vita di oggi. Da più parti, a cominciare da Alberto Brambilla, esperto di previdenza e presidente di Itinerari Previdenziali, si auspica da tempo un innalzamento del requisito anagrafico a 60-61 anni.
Quasi sicuramente, invece, Quota 102 non sarà prorogata dopo il 31 dicembre. Quindi si esaurirà con la fine dell’anno l’opzione che prevede il pensionamento anticipato a 64 anni con almeno 38 di contributi.
Riforma pensioni last minute per evitare la Fornero dal 2023
In programma, però ci sarebbe la possibilità di varare Quota 103. Secondo i tecnici di governo che avevano studiato la riforma pensioni lo scorso anno, questa opzione rappresenterebbe il gradino successivo a quota 102 per evitare lo scalone con le regole ordinarie Fornero. Cioè la pensione a 67 anni.
Tuttavia, se quota 102 avrà dato la possibilità di andare in pensione qualche anno prima a poche migliaia di lavoratori quest’anno, nel 2023 i numeri attesi con Quota 103 non cambieranno molto. In questo modo le fuoriuscite dal mondo del lavoro resteranno contenute e la spesa pensionistica sostenibile.
A differenza di quota 102, però, sempre secondo le previsioni fatte a suo tempo dal governo uscente, si potrebbe andare in pensione con quota 103 in maniera flessibile. Cioè a 65 anni di età con 38 di contributi o a 64 anni di età ma con 39 di contributi. In maniera tale da allargare maggiormente la platea dei lavoratori beneficiari che hanno superato i 60 anni di età.