Siamo certi che la riforma pensioni potrà portare ad un aumento degli importi? La domanda è d’obbligo in quanto mancano ormai quattro mesi, tornati dalle ferie, alla fine di quota 100. Una misura di pensionamento anticipato, con 62 anni di età e con 38 anni di contributi versati, che ha permesso a molti lavoratori di ritirarsi con qualche anno di anticipo. Ovverosia, prima della maturazione dei requisiti di accesso alla pensione INPS di vecchiaia.
Detto questo, la riforma pensioni potrà davvero portare ad un aumento degli importi? La risposta al riguardo è negativa.
Una domanda: la riforma pensioni potrà portare davvero ad un aumento degli importi?
La riforma pensioni non porterà ad un aumento degli importi nel 2022 in quanto in Italia si vive di più. Il che è un bene per i cittadini, ma non lo è per le casse dello Stato italiano. Ragion per cui gli incrementi lineari degli importi delle pensioni, sostanzialmente, è meglio scordarseli.
Gli importi delle pensioni, con la riforma, aumenteranno eventualmente solo per coloro che mensilmente prendono poco. Al riguardo, infatti, i sindacati hanno chiesto al Governo italiano l’estensione della platea dei pensionati che potrà accedere alla 14esima mensilità.
Revisione della previdenza pubblica, la partita si gioca sui requisiti per il pensionamento
Nell’ambito del tavolo di confronto sulla riforma pensioni, tra il Governo italiano e le parti sociali, la partita più grossa non si gioca sull’aumento degli importi degli assegni. Ma sulle nuove misure di pensionamento anticipato, dal 2022, dopo la quota 100.
Con i sindacati che hanno proposto, per esempio, l’istituzione di quota 41. Ovverosia, con qualsiasi età, andare in pensione semplicemente con 41 anni di contributi versati. Ma difficilmente questa proposta sarà realizzabile sempre per ragioni di contenimento della spesa previdenziale.