La riforma pensioni torna nel vivo: ecco le strade per giovani e donne

Pensione di garanzia per giovani lavoratori e maggiori tutele per le donne. I punti certi intorno ai quali si discute della riforma pensioni.
3 anni fa
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Si torna a parlare di riforma pensioni al Ministero del Lavoro. Il ministro Andrea Orlando ha incontrato i sindacati per fare il punto della situazione. Sul tavolo si discute soprattutto di garanzie per giovani e donne.

Per quanto riguarda, invece, la riforma pensioni che dovrebbe superare l’ostacolo Fornero dal 2023, ancora non si hanno idee su come procedere. Le parti oltretutto sembrano ancora distanti e una quadra tarderà ad arrivare.

Più garanzie per giovani e donne

Per giovani e donne, quindi, si sta delineando un percorso che dovrebbe portare a un rapido intervento al sistema pensionistico.

Anche perché la spesa preventivata, per i primi, sarà spalmata molto in là nel tempo e non avrà impatti immediati sul bilancio.

Del resto per i giovani lavoratori le previsioni di pensione non sono per niente incoraggianti e c’è il rischio che debbano lavorare fino a oltre 70 anni per mantenere in equilibrio la spesa pensionistica. Prendendo magari anche un assegno da fame perché alle spalle non avranno versato contributi sufficienti.

L’entrata a regime del sistema di calcolo contributivo puro, infatti, non permette il diritto all’integrazione al trattamento minimo di pensione per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995. Quindi, in mancanza di un cuscinetto che permetta di ottenere una garanzia minima vitale, è necessario ripristinare adeguate forme di tutela per i giovani.

In considerazione della rapida diffusione dei lavori discontinui, part-time o poveri, è necessario che si intervenga anche sul fronte previdenziale. Serve quindi una pensione di garanzia minima per evitare in futuro una emergenza sociale incontrollata.

Bonus contributivo nelle riforma pensioni

Secondo le prime indiscrezioni, l’idea è quella di introdurre nel nostro ordinamento pensionistico un sistema di bonus contributivi in grado di compensare e riempire i periodi di contribuzione scoperti o di inattività. Cioè fare in modo che i contributi versati in determinati periodi dell’anno e in particolari circostanze possano essere maggiorati di 1,5 volte.

Fare, insomma, come per le maggiorazioni convenzionali riservate al personale militare e delle forze armate.

Lo stesso potrebbe essere fatto per le lavoratrici estendendo il bonus contributivo a coloro che vanno in maternità o sono costrette ad assentarsi forzatamente. Ciò al fine di garantire una adeguata copertura pensionistica alle donne con figli.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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