Pur del 10% sotto i massimi di sempre, il prezzo del grano sui mercati internazionali resta altissimo. Su base annua, i rincari superano il 75%. Alla base di tale boom dei prezzi vi è proprio la guerra tra Russia e Ucraina, entrambi tra i principali esportatori al mondo insieme al Canada. E nei silos ucraini nelle ultime settimane risultano depositate 25 milioni di tonnellate di grano che Kiev non riesce a vendere. Non solo spesso le vie di comunicazione sono interrotte o devastate dai bombardamenti russi, ma con la conquista di Mariupol è venuto meno un importante sbocco sul mare per il trasporto delle merci.
Il piano russo per la crisi alimentare
L’Europa ha problemi di approvvigionamento, sebbene non dovrebbe sperimentare una carenza allarmante di grano e farina nei prossimi mesi. Il vero timore riguarda aree del mondo come il Nord Africa. Paesi come l’Egitto sono fortemente dipendenti dalle importazioni da Russia e Ucraina e non a caso stanno patendo già i primi sintomi di una crisi economica profonda.
Le autorità di Kiev raccontano da settimane che i soldati russi bombarderebbero appositamente i campi ucraini, al contempo rubando ai contadini i raccolti e i trattori. Una strategia, se fosse confermata, che equivarrebbe a commettere crimini contro l’umanità, dato che l’agricoltura è fondamentale per la sopravvivenza del pianeta. La crisi alimentare globale rischia di esplodere, poi, anche in conseguenza della carenza di fertilizzanti chimici. Anche in questo caso, Russia, Bielorussia e Ucraina sono i principali produttori globali. Da mesi gli agricoltori americani avvertono che i raccolti nella prossima stagione rischiano di essere più bassi degli anni passati.
Battaglia del grano tra Russia e Occidente
E se dietro vi fosse un piano preciso della Russia per scatenare una crisi alimentare e travolgere così l’Europa? Un primo effetto immediato di tale scenario sarebbe una nuova ondata migratoria dall’Africa al Vecchio Continente.
L’Unione Europea rischiò il tracollo nel 2015 con la crisi dei profughi siriani. Solo l’apertura senza precedenti delle frontiere tedesche allentò la tensione, ma costò all’allora cancelliera Angela Merkel un mare di consensi. Il Cremlino sa che i governi europei non vogliono e né possono permettersi il lusso di un’invasione di clandestini da Africa e Asia. Per questo usa la clava della crisi alimentare per barattare condizioni migliori a favore della Russia una volta che sarà finita la guerra. E probabilmente punta nell’immediato a farsi allentare le sanzioni finanziarie, in primis tramite lo “scongelamento” delle riserve valutarie. A tutti gli effetti sta avvenendo una “battaglia del grano”, ma con un significato assai diverso da quella fascista di un secolo fa.